Diritti umani in Polonia. Cosa sta succedendo e perché dovremmo interessarcene

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Diritti umani in Polonia. Cosa sta succedendo e perché dovremmo interessarcene. La Polonia è un Paese complicato e ultimamente si trova in contrasto con le direttive base dell’UE. E un po’ anche con gli interessi italiani e comunitari in generale.
Vediamo quindi cosa sta succedendo.

Diritti umani in Polonia. Un po’ di storia

Cominciamo col dire che la Polonia non ha avuto una storia facile. Tra guerre e separazioni, è sempre stato un territorio molto ambito. Nella storia recente, l’URSS prima e la Russia poi, l’hanno sempre considerata un luogo di interesse strategico. Così come la Germania nazista. Non ci si può stupire, dunque, se dopo secoli di dominazione straniera, il pensiero predominante tenda ad essere molto concentrato sul nazionalismo polacco.

Dopo la caduta dell’URSS, tutto ciò che rimandava anche lontanamente alla dottrina sovietica è stato accuratamente epurato. Non stupisce la velocità con cui la Polonia ha chiesto l’accesso in UE e nella NATO. La paura di una nuova aggressione russa è tuttora molto presente. L’URSS, è noto, fu il primo Stato ad avere come obbiettivo ideologico l’eliminazione totale di qualsiasi credenza religiosa. La tendenza era quella all’ateismo universale.

Per tradizione, i polacchi sono molto legati al cattolicesimo. Oltre il 90% dei polacchi si dichiara cattolico.  L’elezione di Papa Wojtyla, Giovanni Paolo II, negli anni 80 è stata una svolta epocale per il Paese. Che la scelta fosse di natura politica o meno poco importa.

Tuttavia la situazione negli anni è diventata un po’ estrema.

Dal 2015, nel Paese governa il partito “Diritto e giustizia” (PiS – Prawo i Sprawiedliwość in polacco). Di orientamento di destra conservatrice e ultracattolico, il partito ha messo in atto diverse riforme negli ultimi anni che hanno fatto allarmare l’UE.

La Polonia LGBTQIA+, i media e il potere giudiziario

Al momento in Polonia, diverse associazioni LGBTQIA+ denunciano gravi violazioni dei loro diritti. Non sono nuove le notizie di intere città polacche che si sono dichiarate “zone LGBTQIA+ free”. Negli ultimi anni, si è assistito a scene di violenza durante manifestazioni come i Pride e quelle per i diritti delle donne.

I media mainstream, come giornali, radio e televisioni, sono stati messi sotto il controllo dell’esecutivo. Così come il potere giudiziario. Il PiS che controlla la stragrande maggioranza dei seggi in Parlamento, ha varato diverse leggi per consentire all’esecutivo di nominare i membri del Consiglio superiore della magistratura. Persino i giudici che vigiliano sul corretto svolgimento delle elezioni.

Non a caso, l’UE ha cominciato ad innervosirsi.

La situazione con Bruxelles

Sia il Parlamento europeo che la Commissione hanno denunciato la situazione dei diritti umani in Polonia. Gli ultimi sviluppi hanno portato la Polonia a chiedere l’uscita dalla Convenzione di Istanbul sulla violenza domestica. Inoltre, il neo-rieletto Presidente Andrej Duda (PiS) ha attaccato apertamente la comunità LGBTQIA+ polacca, definendola “peggio del comunismo”.

Insieme al controllo sui media e sulla magitratura, questa situazione ha creato un po’ di subbuglio in UE. Ma può l’UE intervenire?

Cominciamo col dire che a causa dei trattati, l’UE può fare poco. L’opzione di sospendere la Polonia da membro UE paventata qualche anno fa, non sembra percorribile. Infatti, si necessità dell’unanimità del Consiglio europeo per tale manovra. A sostegno della Polonia, è sceso in campo Viktor Orban, Primo ministro ungherese. Anche lui sorvegliato speciale dell’UE per le stesse motivazioni.

Si pensa, inoltre, di collegare l’erogazione dei fondi europei al rispetto dello stato di diritto. Ma anche lì stiamo parlando un campo minato.

Perché noi italiani dovremmo interessarci della Polonia

A prescindere dalle questioni sui diritti umani in Polonia, le decisioni del partito PiS si riflettono anche su noi italiani. Sì, perché il PiS non solo sta infrangendo lo stato di diritto, ma sta anche bloccando una questione a noi particolarmente cara. La redistribuzione dei migranti che sbarcano sulle coste UE.

La Polonia è uno Stato incredibilmente omogeneo. 97% dei suoi abitanti è bianco e polacco. Al PiS non piace l’idea di prendersi carico dei migranti che arrivano sulle coste UE . Per questo si rifiuta di accettare i tentativi di riforma del Regolamento di Dublino. Questo, a discapito di noi italiani, degli spagnoli, dei maltesi e dei greci, i quali per ovvi motivi geografici sono esposti ai flussi migratori. E non riescono a gestirli da soli. Con una riforma che preveda la ricollocazione automatica e la condivisione delle spese, Italia, Spagna, Malta e Grecia potrebbero respirare un attimo. Ma il PiS ha dichiarato che non accetterà mai tutto ciò, seguito a ruota da Viktor Orban.

La Polonia è inoltre il primo ricevente di fondi europei, ma tra gli ultimi in quanto a contribuzione. In Italia, invece, siamo il terzo contribuente europeo e riceviamo quasi quanto i polacchi. Insomma, il partito PiS non sembra incline alla vita di comunità e al rispetto delle sue regole. Nonostante ne benefici sotto diversi punti di vista.

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