Diritti e doveri: normative tra teoria e realtà

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Le normative che, in diverse materie, definiscono come dovrebbero essere regolati taluni diritti e doveri, spesso conoscono un significativo scollamento tra teoria e realtà.

Un conto è come dovrebbero essere applicate le norme, ben altro conto come in pratica vengano applicate.

Questo fenomeno spiega anche, a sua volta, perché certi obiettivi dell’esecutivo vengano spesso disattesi.

La lotta al contante, ad esempio, serve realmente a combattere l’evasione fiscale?

È possibile consentire una maggiore perequazione sociale con un istituto come l’Isee?

La telelettura dei dati del contatore del gas è sempre possibile e rispettosa di determinati diritti in relazione ai doveri?

Vedremo, con alcune storie reali (userò nomi di fantasia dei diretti interessati per motivi di privacy) come stanno realmente le cose e se possiamo fare affidamento su talune normative, o se si tratti solo di vane teorie.

Diritti e doveri: normative tra teoria e realtà

Parliamo di certificato Isee, quel certificato che attesta il reddito delle persone, per usufruire di talune prestazioni, compresi sconti di varia natura.

Ad esempio la tariffa annua per i parcheggi cittadini è soggetta a normative che prevedono prezzi agevolati, se non si supera un determinato Isee.

Ma come si ottiene questo certificato?

È sufficiente recarsi presso un Caf o un patronato e, rilasciando i dati richiesti, come le giacenze medie su conti correnti, dopo alcuni controlli, viene rilasciato.

I controlli dovrebbero appunto servire per evitare che taluno occulti redditi o asset detenuti.

Ma vediamo cosa è successo, ad esempio, ad una persona, che chiameremo Anna.

Anna si reca presso un Caf e, dopo aver rilasciato i dati, a distanza di una settimana si reca nuovamente presso la stessa sede, convinta di ritirare il certificato.

Invece le viene comunicato che il sistema ha bloccato l’emissione di questo, perché dai dati in possesso del sistema (la pratica viene gestita in via telematica dagli addetti al Caf che trasmettono i dati all’Inps) risulterebbe un Cu, certificato che ha sostituito il vecchio Cud, di circa 5000 euro relativamente ad un determinato anno.

Anna è basita, anche perché, non essendo mai stata né dipendente, né pensionata, né comunque avendo percepito alcun altro tipo di reddito (è sempre stata casalinga) addirittura ritiene di non aver mai avuto un Cud o un Cu.

Decide quindi di approfondire la questione e, mettendosi un po’ al computer, e grazie anche all’assistenza del fratello, che si intende di pratiche on line certamente più di lei, riesce in primis a farsi comunicare le credenziali per accedere all’area riservata del sito Inps.

Ecco, quindi, l’ennesima conferma delle buone ragioni di Anna.

Una volta entrata nella sua area riservata, nell’elenco del fascicolo fiscale, contenente eventuali Cu o Cud, risulta appunto che Anna non ha alcun Cu, quando invece il dato elaborato dal Caf riporta che non è possibile rilasciare il certificato Isee per incongruità rispetto ai dati conosciuti dal sistema, in particolare un reddito di circa 5000 euro, contenuto in un determinato CU, che però, nell’area riservata, non sussiste.

Una evidente contraddizione che, se il sistema funzionasse a dovere, neppure dovrebbe mai verificarsi, ma a quanto pare invece si verifica.

Ovviamente non spetta al Caf o al patronato correggere un dato non in proprio possesso.

In questi casi, infatti, il dato errato è quello in possesso dell’Inps.

Anna non può che tentare una sorta di istanza in autotutela, comunicando la questione all’Inps, e sperando che la cosa venga risolta al più presto.

Peccato che Anna avesse bisogno al più presto di tale certificato Isee che, per colpe non sue, non può invece avere in tempo utile.

Chi rimborserà Anna dei disguidi, del tempo perso nelle pratiche e per il periodo in cui non ha goduto delle agevolazioni? Agevolazioni consentite in base all’Isee che, legittimamente, avrebbero dovuto esserle comunicato, dal momento che neppure mai aveva avuto un Cud o un Cu?

Chissà se Conte, tanto amante della burocrazia e delle pratiche, fornirà una risposta?

Ma si spera che la risposta non sia il classico: faccia causa.

Lotta al contante e prassi commerciale

Il seguente è un caso capitato ad un mio conoscente, che chiameremo Marco, ma molte volte sarà capitato a molti di noi.

Marco prende l’auto e, per far uscire un po’ della calura estiva accumulata nell’abitacolo, abbassa il finestrino elettrico.

Sente un rumore insolito ed il finestrino elettrico non si richiude più.

Probabilmente anche a causa delle temperature che hanno dilatato alcune componenti.

Ovviamente porta l’auto da un carrozziere, che gli fa un preventivo di 110 euro.

Marco pensa, ingenuamente, che sia un preventivo completo di ricevuta ed Iva, cioè regolare.

Invece no, se Marco desidera tutto in regola, e pagare con bancomat, fanno 300 euro.

In questo caso, non siamo in presenza di violazioni sull’uso del contante, che partono da 1999 euro.

Ma siamo certo in presenza dell’uso del cosiddetto nero, cioè reddito non dichiarato.

E con tutte le regole e regoline volute dal governo, queste, come si nota, non intaccano minimamente un’abitudine vecchia non si sa quanto.

Mi riferisco al fatto che se uno vuole, come cliente, ricevuta o fattura, e usare un mezzo di pagamento tracciato, la cosa è a suo carico perché il prezzo è maggiorato.

Prendere o lasciare, inutile protestare, per buttarla in rima.

In che modo le regole volute dal governo intaccano questo meccanismo?

Oserei dire che non lo scalfiscono neppure minimamente.

Oppure no?

A voi l’ardua sentenza. Quando dico ardua, ovviamente si fa per ridere.

Diritti e doveri: un caso di mala gestio della burocrazia privata

Non bisogna peraltro pensare che siano solo le consuete pratiche commerciali o la burocrazia dei pubblici uffici a non rispettare regole, doveri e norme.

Anche la burocrazia privata commette degli errori, a scapito dei diritti della persona.

Ecco un caso in materia di sostituzione di contatore del gas.

Come noto, il contatore va sostituito con uno più moderno, che consente la telelettura dei dati.

Ma il cittadino ha diritto ad essere avvisato per tempo.

Il suo obbligo di sostituzione riconduce in pratica, infatti, al consentire l’accesso nella propria abitazione al tecnico incaricato per la sostituzione.

Ma, ovviamente, con obbligo di preavviso, in quanto ognuno potrebbe avere i propri impegni e, quindi, gli deve essere consentito di spostare l’appuntamento.

Peraltro, aggiungiamo che taluni vecchi contatori non possono essere sostituiti per motivi tecnici.

Ma dovrebbe essere la società interessata a conoscenza di dove si trovino.

Chiarite queste necessarie premesse, consideriamo il caso di Carlo.

Carlo si vede suonare la porta. Nessun preavviso gli è pervenuto circa la sostituzione del contatore.

Eppure alla porta si presenta un tizio che dichiara di essere il tecnico incaricato.

Carlo potrebbe legittimamente rifiutarsi di farlo entrare, ma per gentilezza consente comunque l’accesso.

Il tecnico si reca dove è sito il contatore e accerta che si tratta di cosiddetto contatore piombato, quello la cui sostituzione, a detta dello stesso incaricato, sarebbe addirittura pericolosa.

Beffa tra le beffe, qualche giorno dopo, Carlo prende dalla cassetta postale una lettera che lo avverte che passerà un tecnico per la sostituzione.

Peccato che la lettera sia arrivata dopo la data prevista per la sostituzione.

Morale della favola, se così vogliamo chiamarla: alcun preavviso, semmai postavviso, e sostituzione che comunque non si poteva compiere.

Tutti questi casi indicano come burocrazia pubblica e privata, unitamente a tradizionali disfunzioni e mala gestio di procedure informatiche ed applicative, violino diversi diritti dei cittadini e come gli intenti del governo, per combattere determinate prassi, si scontrino contro la realtà dei fatti.

Ecco perché quando parliamo di normative dobbiamo nettamente distinguere tra teoria e realtà.

Diritti e doveri: troppo spesso, purtroppo, i governi si basano più sulla teoria che sulla prassi e al cittadino non resta, purtroppo, che pagarne le amare conseguenze in termini di disfunzioni del sistema e di diritti negati.

A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box“e “PLT

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