Dinamiche dell’istoflogosi, long Covid e long haulers

covid 19

In questi giorni il tema prevalente, in materia di Covid, riconduce alle varianti ed al Green Pass. Con tutte le inevitabili discussioni e polemiche, che ne derivano.

Ma esistono altri aspetti, non ancora chiari, né sufficientemente indagati, di questa pandemia, su cui pare quanto meno opportuno soffermarsi. Cerchiamo di analizzarle partendo dalle dinamiche dell’istoflogosi, long Covid e long haulers.

È infatti doveroso sapere che, anche una volta negativizzati, coloro che sono stati colpiti dal virus, almeno in parte non sono esenti dai suoi effetti. Perché?

Dinamiche dell’istoflogosi, long Covid e long haulers

Spesso si parla, in ambito medico, di infiammazione, detta anche flogosi.

Ma qual è la vera funzione di questo processo organico?

In cosa consiste quella particolare tipologia di infiammazione, denominata istoflogosi?

E quale rapporto esiste tra istoflogosi e Covid?

In questo articolo cerchiamo di dare una risposta a queste domande, divenute di rilevante attualità con la pandemia e con gli effetti post contagio.

Si tratta di temi in divenire, dato che sul virus pandemico ancora non sappiamo tutto, ed ogni giorno possono giungere nuove scoperte.

Facciamo quindi il punto su taluni aspetti, senza avere la pretesa di una parola definitiva al riguardo.

Flogosi e difese immunitarie

La flogosi, o processo infiammatorio, altro non è che una risposta, messa in atto dal nostro sistema immunitario, per cercare di aggredire elementi esterni e percepiti come nocivi per il nostro organismo.

In quanto tale, quindi, l’infiammazione, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, è un processo utile.

Sia come alert che qualcosa non va, sia come reazione ad elementi avversi. Infatti talora un processo infiammatorio è in grado di debellarli.

Peccato che gli effetti collaterali di questo processo talora possano coinvolgere anche elementi non estranei del nostro organismo, e che invece dovrebbero esserne esenti, circostanza che caratterizza le cosiddette patologie autoimmuni

Questo si verifica quando il sistema immunitario, invece di reagire contro elementi esterni, dirige erroneamente la propria azione contro componenti del nostro stesso organismo, scambiandole per elementi esterni.

Componenti autoimmuni sono, ad esempio caratteristiche di patologie come artrite e gotta. Ma esistono molte altre patologie di questo tipo.

Istoflogosi

Ma potrebbe anche succedere che il processo infiammatorio, sia pure correttamente indirizzato contro elementi patogeni, non si arresti, dopo aver esplicato la propria funzione contro di loro. Si viene a creare quindi un processo infiammatorio cronico ed in questo caso si parla di istoflogosi.

Una sorta di infiammazione perdurante nel tempo, anche se non necessariamente con elevato grado flogistico.

In tale evenienza, infatti, possiamo anche assistere ai ben noti indici infiammatori di PCR e VES su livelli non eccessivamente elevati, pur in presenza di dinamiche flogistcihe ormai cronicizzate o tendenti alla cronicizzazione.

Tale dinamica si verifica, come dicevamo, quando il sistema immunitario, dopo aver innescato una reazione difensiva, non si disattiva.

Un po’ come quando un antifurto, una volta attivato da un sensore, non smette, ad esempio, di far suonare una sirena.

Le principali componenti eziologiche di una tale dinamica riconducono in parte all’invecchiamento delle cellule umane. Esse quindi perdono, con il passare del tempo, parte della loro funzionalità, e non a caso una parte cospicua di istoflogosi si riscontra nella popolazione anziana.

Ovviamente questo fenomeno comporta spesso ulteriori conseguenze, come un processo di adenopatia cronicizzata, che non tende a rientrare.

Assistiamo, quindi, a linfonodi con ingrossamento che tende a cronicizzarsi, anche senza che questo assuma il caratteristico significato neoplastico.

L’innesto può spesso essere provocato da elementi, come alcuni patogeni virali.

Covid e dinamiche istoflogistiche

Questa dinamica è stata ampiamente riscontrata nel caso del Covid.

Nonostante una guarigione formale, come scomparsa della sintomatologia più evidente, e negativizzazione dei test, in un numero rilevante di casi assistiamo ad una forma di patologia che viene denominata long Covid.

In altri termini, il Covid continua ad esplicare una certa sintomatologia, anche quando i test si sono negativizzati.

Ageusia ed anosmia, ad esempio, rappresentano solo alcune delle sintomatologie che si accompagnano al long Covid.

Una componente rilevante pare ascriversi proprio a dinamiche istoflogistiche.

Il Covid, infatti, una volta entrato nell’organismo, attiva certe reazioni infiammatorie immunitarie. Ma queste tendono a continuare, anche una volta che il virus sia scomparso. Proprio a seguito di una reazione eccessiva del medesimo sistema.

Altro elemento da non sottovalutare potrebbe ricondurre alla possibilità che il virus, per sopravvivere, continui a nascondersi in alcune parti dell’organismo umano, non consentendo al sistema immunitario di sconfiggerlo completamente.

Di qui la scarsa presenza o mancanza di anticorpi ed una formale negativizzazione ai test, pur in presenza di un virus ancora presente.

Questa dinamica spiega il perché di molti sintomi che continuano anche dopo la guarigione formale conseguente alla negativizzazione.

Si tratta appunto di un caso di istoflogosi.

Non a caso si sta ipotizzando anche una possibile utilità di farmaci modulatori del sistema immunitario che, meglio regolando la sua risposta, potrebbero evitare determinate conseguenze di una iperreattività del medesimo.

I long haulers

Tra le scoperte più recenti, di cui purtroppo molti medici non erano a conoscenza (si tratta di scoperta USA), proprio il fatto che il virus tenda a nascondersi, meccanismo che riguarda i cosiddetti long haulers, ossia affetti dal virus a lungo termine.

Si tratta prevalentemente di pazienti che, contagiati dal virus, in genere l’hanno subito in forma lieve e poi si sono negativizzati.

Proprio questo attacco in forma lieve comporta, secondo questi studi, una maggior probabilità che il virus abbia destato un minor alert. E quindi anche un minor attacco da parte del sistema immunitario.

Probabilmente anche per questi motivi in molti casi il virus potrebbe non essersene andato definitivamente, ma nascondersi in alcuni organi.

In questo caso si mettono in moto soprattutto mastociti e macrofagi, che in parte sono presenti anche nei linfonodi.

Ne consegue anche una immissione permanente di citochine, che infiamma il corpo.

Anche se non si determina la più tradizionale tempesta di citochine, ma piuttosto una immissione meno veloce nel tempo, però destinata a durare più a lungo. In altri termini, meno quantitativi di citochine, ma protratti nel tempo.

Possiamo quindi assistere a test che evidenziano un numero limitato di anticorpi, o anticorpi anche assenti, ma con un virus in parte ancora attivo.

Insomma, una infezione sconfitta solo in parte, con processi flogistici intermittenti e duraturi

Contro queste forme di istoflogosi da virus nascosto in alcuni organi, o comunque contro reazioni eccessive del sitema immunitario perduranti anche dopo la negativizzazione, si stanno dimostrando efficaci anche alcuni farmaci antistaminici, soprattutto secondo alcuni studi statunitensi.

Ovviamente ogni caso è a se stante e richiederebbe approfondite analisi, a partire da quelle laboratoristiche, incentrate anche su indicatori degli stati infiammatori, quali VES e PCR. Ossia velocità di eritrosedimentazione delle emazie e proteina C reattiva.

La permanenza di valori border line, sul limite tra quelli considerati normali e quelli patologici, potrebbe essere segnale della presenza di una forma di long Covid.

Va quindi sottoposta, ogni eventuale ipotesi di sindrome da long Covid, ad un medico specializzato in materia, proprio perchè non tutti hanno una specifica competenza in materia, anche se consapevoli del problema.

E non tutti hanno dimestichezza nella diagnosi di questa forma, che interviene anche post negativizzazione.

Ma, soprattutto, non tutti possono indicare il miglior percorso terapeutico per ogni paziente, al quale spesso viene prescritta la citarizina, ma appunto, farmaco non adatto a tutti ed anche con possibili effetti collaterali.

Per concludere sull’argomento “Dinamiche dell’istoflogosi, long Covid e long haulers”, potremmo infatti dire che quella sul long Covid sta diventando una specializzazione nella specializzazione, tra le professionalità mediche, cui rivolgersi.

A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT

Consigliati per te