Differenza fra struttura economica e grafica fra l’Europa e Wall Street: conferme cicliche e segnali di medio lungo termine sugli indici azionari

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A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT

In questi giorni si vanno diffondendo dibattiti sulla diversa situazione economica tra Europa ed USA.

E quindi ecco il domandarsi anche il perché della divergenza tra borse USA ed europee, ma anche il differente quadro di riferimento tecnico.

Possiamo dare una risposta a tutte queste domande, che confermano nostre precedenti analisi, ma procediamo con ordine.

Cosa differisce nella struttura tecnica tra USA ed Europa?

Come qualcuno ricorderà, sui massimi della prima parte dell’anno relativi alle principali borse internazionali, USA ed europee, pendeva un setup spazio temporale, segnalato anticipatamente da mie pregresse analisi, che ha poi prodotto effetti su gran parte dei mesi a venire, formando un top, peraltro neppure ancora superato sul Dow Jones.

Una differenza di fondo tra struttura tecnica USA ed europea consiste però nel diverso comportamento dei supporti tra le due sponde dell’Atlantico dopo questo setup.

Pur facendo sentire, quel setup, i suoi effetti su tutti gli indici, quelli USA non hanno mai segnato una chiusura mensile inferiore alla precedente barra sul medesimo time frame, a differenza di quelli europei.

Come rimarcato più volte in precedenti analisi, solo una rottura dei supporti avrebbe confermato la valenza di inversione di tale setup, mentre negli altri casi assistiamo a correzione o continuazione.

Ma perché questo diverso comportamento?

Come abbiamo detto in altra occasione, l’economia europea nel suo complesso, si trova in una fase meno avanzata del ciclo economico, rispetto agli USA.

Pertanto in una fase anche meno euforica dei mercati, e sicuramente più sensibile a dati di eventuale rallentamento.

Questi dati su alcune economie ci sono stati, in particolare su quella italiana.

La relativa curva dei rendimenti, infatti, non ha fornito segnali di inversione, nonostante il rating di Fitch, ma ha dato segnali di rallentamento del ciclo, con una minor inclinazione positiva soprattutto nel tratto tra 2 e 10 anni, espressione anche di incertezze sul quadro di finanza pubblica che si va delineando.

Anche in tale ottica va letto il segnale dei direttori degli acquisti, che non va interpretato meccanicamente, ma alla luce delle indicazioni della curva dei rendimenti.

Negli USA quindi assistiamo ad un cuscinetto costituito da margini reddituali più elevati delle aziende quotate, tipici di una fase più avanzata del ciclo rialzista, che frena i tentativi di andare al ribasso ed impedisce quel famoso segnale di inversione, cui invece abbiamo assistito in Europa.

Restano quindi confermate alcune proiezioni cicliche e geometriche sui principali indici.

Sugli USA non sono ancora operative le indicazioni ribassiste di medio/lungo, che avevamo proiettato indicando la loro eventuale operatività in caso di segnale confermato di inversione, che non ci sarà fin tanto che almeno una chiusura mensile non sarà inferiore al precedente minimo di barra mensile, mentre sono già operative le proiezioni su indici europei come il Fib.

Su tale derivato, ad esempio, ha prevalso la negatività ciclica evidenziata da precedenti analisi, ed ora il mese di agosto si è chiuso dando piena conferma anche di un pattern ribassista di magic box.

Se qualcosa non cambia (circostanza di cui avvertiremo prontamente i lettori) dopo questa conferma ribassista, non possiamo che indicare target e setup ribassisti come segue in base a proiezioni del metodo Magic box:

primo target area 18650 con primo setup temporale entro agosto 2019, secondo setup entro agosto 2020.

Possibili estensioni ribassiste sino in area 15950 entro i medesimi setup temporali.

Quanto ai mercati USA, in particolare allo S & P 500, viene riconfermato il target già indicato in precedenti analisi, con primo step attorno ai 3000 punti, ma su tale argomento avremo modo di approfondire in successive analisi.

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