Deutsche Bank: meglio se la Fed non si sbilancia

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La Fed sta per dare il via, con ogni probabilità, ad un ritorno dei tagli sui tassi di interesse. Ma per il CIO di Deutsche Bank, Christian Nolting, è meglio se la banca centrale Usa non si sbilancia. In altre parole: meglio che non usi tutta la sua potenza subito.

La view di Deutsche Bank

Le dichiarazioni di Nolting arrivano subito dopo quelle del presidente della Fed di Chicago Charles Evans secondo cui, a causa della guerra commerciale e dell inflazione ancora bassa, potrebbero non essere sufficienti nemmeno due tagli per riuscire a smuovere la situazione economica. Sono infatti due i tagli sul costo del denaro che la Fed dovrebbe effettuare entro i prossimi 2 mesi. O per meglio dire due le revisioni sui tassi di interesse che vengono date per certe da parte della comunità di analisti. Secondo Nolting per luglio potrebbe già arrivare il primo provvedimento di 25 punti base, taglio da lui stesso definito come misura preventiva in seguito ad un costante rallentamento economico.

Non più “se” ma “quanto”

Una decisione, quella di rivedere il dato già dalla prossima riunione di fine mese, che trova d’accordo il 100% degli operatori. L’unico problema, quindi, non è tanto sul “se” ma sul “quanto”. Il 28,7% degli intervistati nel CME FedWatch Tool, parla di un mezzo punto percentuale in meno. Altre previsioni, precedenti al report, invece ben più estreme, parlano addirittura di 4 tagli nel giro di un anno, una view che Nolting giudica estrema anche alla luce delle dichiarazioni di Evans. Per questo motivo il CIO di Deutsche Bank pensa che la Fed si limiterà a due. Anche perché, secondo la sua ipotesi, l’organizzazione guidata da Jerome Powell dovrebbe evitare di mettere in campo tutta la sua potenza da subito.

La guerra dei dazi

La Fed ha da sempre dichiarato che l’ago della bilancia saranno i dati macro, tra questi, oltre quelli riguardanti l’inflazione, anche il mercato del lavoro e le vendite al dettaglio. In quest’ultimo caso i numeri pubblicati lunedì registrano un aumento dello 0,4% a giugno, ben oltre lo 0,1% previsto dagli economisti intervistati da Reuters. Un elemento da considerare come estremamente positivo e che potrebbe controbilanciare il numero, in calo, degli investimenti delle imprese. E la tanto temuta guerra dei dazi?

In realtà potrebbe influire in maniera indiretta. Sarebbe, quindi, un fattore zavorrante nei confronti dell’economia mondiale e perciò una delle causa che spingerebbe la Fed, e non lei sola, a tagliare il costo del denaro per stimolare nuovamente gli scambi e i consumi.

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