Deficit PIL: cosa significa 3% e a cosa serve

Deficit Pil

 Le parole di Salvini sull’eventuale sforamento della soglia del 3% del rapporto Deficit PIL hanno scatenato due cose:

-la speculazione avversa al nostro BTP future e a cascata sui titoli reali

-il dibattito sulla validità di questo parametro impostoci dall’ UE che, nel caso dell’Italia, già gravata da un pesante debito pubblico pregresso, al dunque venne concordato per il 2019 al 2.04%.

L’ultima legge di bilancio, approvata nell’autunno 2018, dopo un lungo ed estenuante tiramolla Commissione europea, ha visto l’Italia via via ammorbidire le proprie posizioni fino alla soglia appunto del 2.04%.

Origini della soglia del 3% nel rapporto Deficit PIL

La soglia del 3% nel rapporto deficit PIL è uno dei principali quanto famosi parametri di Maastricht.

Trattasi dei vincoli di bilancio stabiliti all’atto della firma del trattato omonimo nel 1992 poi entrati in vigore il 1 novembre 1993.

Il Trattato definì nascita dellaUe e gettò le fondamenta per il successivo step dell’unione monetaria.

Molto in astratto, visti gli sviluppi, anche per l’unione politica.

Inizialmente i parametri erano quattro di cui i primi due in ambito fiscale:

  • Rapporto deficit PIL massimo al 3% annuo
  • Target al 60% del rapporto deficit/PIL sul debito pregresso ovvero complessivo

Sul piano strettamente monetario:

  • tasso d’inflazione non superiore all’1,5% rispetto a quello dei tre paesi che hanno fatto meglio nell’anno considerato
  • un tasso di interesse a lungo termine che non vada oltre il  2% rispetto al tasso  medio di quegli stessi tre paesi più virtuosi.

I parametri fiscali vennero poi ripresi ed adottati dal Patto di stabilità e crescita, un nuovo accordo siglato nel 1997 dai paesi UE per realizzare nel concreto il check sui bilanci statali e rendere concreto l’adeguamento ai parametri di Maastricht stabiliti cinque anni prima.

Come si arrivò a scegliere la soglia del 3%?

Vi sono due teorie entrambe assolutamente grottesche.

La prima vede la soglia del 3% correlata ad una crescita attesa del 5%. Ma quando mai specie dopo l’euro si è cresciuti del 5%?

Ma non parliamo dell’Italia, nemmeno la Germania vi è mai arrivata!

E noi dovremmo fidarci dei soloni che sbagliarono i calcoli del 50% e che con l’austerity hanno impoverito tutta l’Europa?

Nella seconda ipotesi, ancora più assurda,si vocifera di una imposizione di Mitterrand (allora Presidente della Francia) per auto-limitare il propri impegni elettorali.

Pare infatti che l’Eliseo impose all’Europa di immettere questo vincolo per favorire il Mitterrand stesso nel potersi giustificare nel non rispettare le proprie promesse elettorali.

Non c’è che dire in entrambi i casi una scelta meditata e studiata per il bene comune.

Maastricht da rivedere per il Deficit Pil

Da anni il Trattato di Maastricht viene periodicamente messo in discussione.

L’accusa principale è proprio quella della rigidità rispetto ai target originari fissati nel 1992 sulla base di un’ipotetica crescita che proprio l’austerity imposta dal trattato stesso ha negato.

Basta fare il raffronto con gli States anti-austerity di questi anni e il loro PIL a +4% per averne conferma.

Per paesi deboli  ed indebitati come l’Italia i parametri fiscali andrebbero rivisitati per favorire una vera e stabile ripresa economica e solo in un secondo momento riparametrati e ristretti.

La UE fa preferenze

Al di là della miopia che ha caratterizzato e persiste in queste scelte il vero scandalo è ancora un altro.

Francia e Spagna da anni godono di trattamenti di favore su vari aspetti a cominciare dal rapporto Deficit PIL.

Per capirci quest’anno la Francia che vanta il terzo debito pubblico al mondo (quindi ci supera) ha avuto come parametro dall’UE il 2,8% mentre a noi è stato imposto dopo messi di battaglia di scendere dal 2,4% a l 2,04%.

Qualcuno ci spiega il perché e che motivo abbiamo per continuare ad essere europeisti?

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