Decreto Fiscale: cosa è successo? Chi ha modificato il testo? Thriller

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Il Decreto Fiscale si tinge di giallo. Per questa mattina avevo preparato, in realtà, un tema diverso, che credo interessante per tutti coloro che seguono l’analisi ciclica: i cicli asimmetrici, come usare un diverso tipo di analisi ciclica alternativa a quella tradizionale.

Anticipo solo che anche in base a questo tipo di analisi si prospetta la probabilità di alcuni top rilevanti, ma ho deciso di rinviare l’articolo, anzi, la serie di articoli su questo tema, che andavano a completare le analisi svolte con diversi metodi geometrici, e quelle basate su indicatori di forza relativa,a sostegno della possibilità di un top di medio/lungo.

Ho deciso di farlo per il rilievo che le dichiarazioni di Di Maio, nella registrazione della trasmissione Porta a porta andata in onda ieri sera, possono avere sia sul decreto fiscale, in quanto tale, sia sugli scenari politici e finanziari più generali.

Mi rendo conto di dover affrontare, quindi, non un tema, ma una pluralità di problematiche, tra loro interdipendenti e connesse, di una certa complessità anche giuridica ed istituzionale, e quindi, per dare maggior ordine a certe riflessioni, propongo la seguente scaletta.

Affronterò certe questioni, del tutto analogamente ad una memoria difensiva legale o alla motivazione di una sentenza, proprio in quanto molte delle questioni da affrontare sono giuridiche, e quindi uno schema di questo tipo ben si presta per l’analisi che affronteremo, ma procediamo con ordine, ed ecco i temi da considerare, con una distinzione tra questioni di fatto, di diritto, ed infine scenari politici e finanziari.

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Decreto Fiscale QUESTIONI DI FATTO:

  • cosa sarebbe successo secondo Di Maio
  • cosa è invece successo secondo il Quirinale
  • come si preparano i testi legislativi del consiglio dei ministri

QUESTIONI LEGALI:

  • un precedente contrasto tra presidenza della repubblica e Di Maio
  • è fondata un’ipotesi penale?

Decreto Fiscale SCENARI POLITICI E FINANZIARI

QUESTIONI DI FATTO

Cosa sarebbe successo secondo Di Maio?

Secondo il leader pentastellato, il testo del decreto fiscale, come pervenuto alla presidenza della repubblica, sarebbe diverso da quello effettivamente approvato dall’esecutivo.

In particolare introducendo forme di scudo fiscale per capitali che rientrano dall’estero, unitamente ad ipotesi di depenalizzazione di eventuali reati connessi.

In pratica, si pagherebbe una certa somma ridotta, che varrebbe anche come forma di oblazione per estinguere pure gli aspetti penali.

Di qui la denuncia pubblica di un grave fatto, cioè qualcuno avrebbe integrato il testo del decreto con una normativa mai concordata con nessuno.

Ma Di Maio, nonostante gli interrogativi pressanti sia di Vespa che del giornalista in collegamento, non chiariva chi l’avesse avvertito di tale testo modificato e da dove sarebbe scaturito tale testo, limitandosi a dichiarare di essere stato informato, e confermando trattarsi di testo pervenuto al Quirinale.

Una prima domanda: non sarebbe stato opportuno chiarire come, quando, e da chi Di Maio abbia appreso del testo diverso?

SECCA SMENTITA

Poco dopo arriva una smentita ufficiale dal Quirinale: non è stato ancora trasmesso alcun testo.

Notare che non si afferma che è stato trasmesso un testo diverso da quello indicato da Di Maio, ma molto semplicemente nessun testo.

Sorge quindi spontanea una domanda: come fa, quindi, Di Maio a dire:

  • che un testo già è stato trasmesso?
  • che il testo è diverso da quanto approvato?

DECRETO FISCALE E COME SI PREPARANO I TESTI LEGISLATIVI APPROVATI DAL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Ovviamente non sono più di tanto i politici, siano essi al governo, siano essi in parlamento, a redigere norma su norma le varie leggi, decreti e regolamenti, anche perché molti neppure avrebbero la preparazione tecnica sufficiente.

Solitamente i politici si limitano a dare indicazioni di massima, che poi i vari tecnici, degli uffici legislativi delle camere, del governo o di singoli ministeri, o dei partiti, devono cercare di tradurre nelle normative di volta in volta richieste.

In particolare un testo di decreto può venire preparato dall’ufficio legislativo di un singolo ministero, quindi passa al Dagl, dipartimento per gli affari giuridici e legislativi del governo, e solo dopo tutta questa serie di passaggi tecnici, e magari anche altri, come rivisitazione da parte di tecnici di partito, viene portato al consiglio dei ministri, accompagnato da una relazione tecnica.

La specifica figura preposta a sorvegliare tali passaggi è il sottosegretario alla presidenza del consiglio.

E qui vi faccio una domanda che, mi rendo conto, sembra ironica, ma tant’è, mi viene suggerita dalla narrazione fatta da Di Maio.

Certo, a volte una normativa è semplice, altre volte più complessa,e quindi tutte le volte i membri del governo rileggono norma su norma quanto predisposto dai tecnici durante le riunioni?

Direi di no, anche solo considerando tempi di lettura medi di certi testi normativi, se raffrontati con le durate della riunioni (di cui viene redatto verbale con indicazione delle tempistiche).

Almeno nei casi di normative ampie, articolate e complesse, difficile che si verifichi una lettura articolo per articolo, solitamente ci si limita ad un assenso di massima anche sulla base delle relazioni presentate.

E’ quindi possibile che o se lettura c’è stata, come dice Di Maio, sia avvenuta superficialmente e senza troppa attenzione, o che sia stata una lettura solo delle norme principali.

Di qui la possibilità che alcuni tecnici (insomma qualcuno, questo Di Maio non lo dice) abbiano avvertito il medesimo di questa innovazione non voluta, ma ovviamente in un tempo successivo.

Fermiamoci ora un attimo e domandiamoci quale potrebbe essere il significato di tutto questo.

In sintesi, in mezzo alla burocrazia che assiste il consiglio dei ministri, qualcuno, surrettiziamente, avrebbe scritto un testo favorevole a detentori di capitali all’estero, ma come si spiega questo con le dichiarazioni ufficiali del Quirinale, che invece smentisce?

Già, ma ricordiamo che c’è già stato un grave precedente di contrapposizione tra 5 stelle e presidenza della repubblica.

Passiamo quindi alla parte delle

DECRETO FISCALE E QUESTIONI LEGALI.

PRECEDENTE CONTRASTO CON LA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA.

Come forse qualcuno ricorderà, durante la fase per la formazione del governo, si verificò un contrasto tra Mattarella e 5 stelle, tale da indurre i 5 stelle, Di Maio in testa, ad ipotizzare persino lo stato in messa d’accusa del presidente.

Cosa di cui poi, come noto, nulla si fece e, come si usa dire, acqua passata non macina più, anche perché poi il governo si fece.

Ma, non dimentichiamolo, si fece non consentendo a Paolo Savona di ricoprire l’incarico ministeriale, che oggi infatti è di Tria.

Pertanto quel veto di Mattarella esplicò comunque degli effetti, e l’impeachment, come lo chiamano gli statunitensi, che fine ha fatto?

Evidentemente, come ho poco fa detto, acqua passata non macina più.

MA QUESTA VOLTA E’ FONDATA L’IPOTESI PENALE FORMULATA PUBBLICAMENTE DA DI MAIO?

Come qualcuno ricorderà, ben prima che si chiudesse, anzi, meglio dire archiviasse, il caso precedente, cioè la prospettata messa in stato di accusa del presidente, avevo argomentato anche su queste pagine la totale infondatezza di certe tesi e, guarda caso, tutto finì nel dimenticatoio per molti.

Ed ora, cosa succede?

Ancora una volta con ogni probabilità una denuncia sarebbe da considerare infondata, vediamo perché.

Intanto, l’ipotesi che vien subito alla mente sarebbe quella di una falsità in atti, ma….quali atti?

Non certo una scrittura privata.

Il testo del decreto ovviamente non rappresenta un contratto, fermo restando che il reato di falsità in scrittura privata è stato già depenalizzato.

Non si tratta ovviamente di un testamento, e solo questo atto, se falsificato, potrebbe avere rilevanza penale, tra le scritture diciamo…private.

Ovvio quindi pensare ad una ipotesi di falsità in atto pubblico.

Ma neppure di atto pubblico, a ben vedere, si tratta.

Un atto pubblico, per essere tale, deve esplicare una efficacia giuridica, ma il testo che doveva essere inviato al Quirinale non è ancora dotato di alcuna efficacia, non è ancora un decreto.

Deve prima passare il vaglio dei giuristi della presidenza della repubblica ed in caso si notino errori, piuttosto che ipotesi di incostituzionalità, infatti il Quirinale può reinviarlo al governo, anche se effettivamente sull’estensione dei poteri di controllo della presidenza nei confronti di un decreto legge vi sono varie tesi interpretative.

Ma, a prescindere da tali aspetti costituzionali, certo possiamo dire che il testo, fin tanto che non viene emanato e pubblicato, non ha alcuna valenza giuridica.

Pertanto ne consegue che un’ipotesi di falsità in atto pubblico, anche a prescindere se da configurare come falsità materiale o ideologica, sarebbe comunque con ogni probabilità archiviata dalla procura.

Personalmente credo che Di Maio abbia presenti tali aspetti, ma allora, perché fare denuncia?

Qualcuno potrebbe pensare ad una residuale ipotesi di truffa, ma la truffa viene considerata solo in ipotesi di rapporti tra soggetti determinati, non nei confronti di un intero paese.

E poi, comunque, a prescindere da tutto questo, neppure si arriverebbe a svolgere tutte queste considerazioni.

Infatti, per semplificare le procedure, spesso i magistrati ricorrono alla tecnica del cosiddetto motivo assorbente.

Quando già un elemento dimostra la fondatezza o infondatezza di una tesi, non si vanno a considerare ulteriori elementi.

E in questo caso il motivo assorbente pare evidente: lo stesso Quirinale contesta la ricostruzione dei fatti, quindi, come amano dire i penalisti, il fatto neppure sussiste, a prescindere dalla qualificazione giuridica delle fattispecie che lo riguarderebbero.

SCENARI POLITICI E FINANZIARI

Ma allora, perché tutto questo?

Possiamo formulare diverse ipotesi.

A partire da qualcuno, probabilmente qualche tecnico di partito, che non ha ben compreso come stanno le cose.

Potrebbe essere successo che uno dei tecnici dei 5 stelle abbia creduto che un certo testo fosse stato trasmesso al Quirinale ed invece potrebbe essersi trattato solo di una bozza che forse qualcuno voleva proporre.

Ma si sa, in certi meccanismi qualche svista può sempre capitare.

Ma in un caso come questo, bisognerebbe domandarsi se prima di dichiarare certe cose, non sia meglio appurarle approfonditamente.

E sempre che non si voglia ricorrere ad usi strumentali di certe ipotesi.

Ma l’altra ipotesi, che oggi vedo avanzata da diversi interpreti,è decisamente più intrigante.

Si vorrebbe, secondo questa tesi, soprattutto sollevare un caso mediatico, perché forse si vuol dar corso ad una conflittualità con i partners di governo.

E questo a sua volta potrebbe dipendere, secondo certe tesi, da una sorta di vicolo cieco, per non sapere dove si andrebbe a finire con la questione della finanziaria.

Sia chiaro, io non affermo che le cose sono andate in questo modo, ma che un dubbio di questo tipo viene sollevato da diversi analisti della situazione politica.

Ovviamente il condizionale è d’obbligo.

Quello che di sicuro possiamo dire è che il decreto fiscale è sicuramente stato oggetto di certe tensioni tra leghisti e pentastellati, e che forse si è anche già sfiorata la crisi durante le relative trattative.

Ora, forse, qualcuno non vuole assumersi le responsabilità di possibili conseguenze legate all’attuale finanziaria.

Di sicuro, il Quirinale ha categoricamente smentito la ricostruzione fornita ieri sera, e questo non costituisce una tesi di taluno, ma un dato di fatto.

Nessun testo è giunto al Quirinale.

E non mi risulta che a sua volta il Quirinale abbia smentito, sinora, tale dichiarazione.

Poi è anche intervenuto Conte, a parlare di invio informale, e via di questo passo, a cercare di stemperare la situazione.

Ed ecco anche Di Maio, dopo le smentite quirinalizie, a correggere dicendo che ai suoi uffici sarebbe stato riferito….

Da chi?

Come ?

A chi?

Non è dato sapere.

Parlavo prima di un precedente.

Ma ricordiamo anche il precedente della relazione tecnica che accompagnò il decreto dignità, e questo credo che in molti lo ricordino.

Altrettanto sicuramente una certa tensione la questione la solleva, e vedremo prossimamente fino a che punto e con quali conseguenze politiche le ricostruzioni formulate da Di Maio saranno confermate con eventuale denuncia e nelle competenti sedi istituzionali.

Quanto agli effetti sui mercati, è noto che non amino molto le prospettive della finanziaria di questo esecutivo, ma i mercati non stanno comunque dubitando della sostenibilità del debito pubblico, in base all’analisi basata sulla curva dei rendimenti, e per quanto ci riguarda, è questo l’aspetto importante.

Il resto lo lascio all’opinione dei lettori, cui spero di aver chiarito alcuni aspetti giuridici ed istituzionali della questione.

Cosa accadrà ora al decreto fiscale?

A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT

 

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