Decreto crescita: una spinta per il calcio italiano

Decreto crescita

Pare proprio che il Governo stia, col Decreto crescita, prendendo spunto dai pragmatici inglesi per attrarre capitali verso il Belpaese anziché farli fuggire per le troppe tasse.

Il Decreto crescita interviene a più livelli e pare davvero in grado di produrre quella scossa finanziaria che potrebbe riportare in auge la nostra seria A  sul piano internazionale con tutto ciò che questo comporta a livello di indotto e pertanto di PIL.

Tassazione ridotta per chi arriva o torna in Italia

In sostanza il Decreto crescita prevede una tassazione sul solo 30% del  reddito per i lavoratori che giungono e/o rientrano dall’estero.

Per gli sportivi la soglia si è nel testo finale posizionata al 50% del reddito.

Rimane comunque una fonte di grande attrattività per riportare (come nel caso di Antonio Conte allenatore dell’Inter) o portare grandi personaggi del calcio nel nostro campionato.

La Juventus per esempio si è portata in vantaggio nella corsa al campione olandese De Ligt.

Pare però che ci siano dubbi sul fatto se la stessa Juventus potrà giovarsi di questa agevolazione per il suo nuovo allenatore Maurizio Sarri che è stato all’estero per un solo anno.

La norma infatti prevede di premiare chi è stato fuori Italia per almeno due annate lavorative complete…

Allo stesso modo rimangono dubbi se della norma potranno avvalersi anche gli ingaggi di chi in Italia è entrato da un anno…caso di riferimento Cristiano Ronaldo e il suo ingaggio monstre alla Juventus.

Serie A di nuovo al Top

Grazie al Decreto crescita le nostre squadre potranno come sempre pescare all’estero ma anziché dirigersi soltanto su mezze cartucce saranno di nuovo competitive anche sui Top Player.

D’altronde una mossa simile ha portato la Liga Spagnola a competere e spesso superare la Premier League inglese come risultati a livello internazionale.

Era ora! E’ chiaro che si favoriscono redditi elevati ma quello con cui ci si deve confrontare è l’indotto complessivo che una mossa del genere potrà portare e su questo non vi sono dubbi: il saldo sarà positivo.

Novità anche per il calcio femminile e la serie C. Il Decreto crescita in movimento?

Dopo il grandissimo mondiale delle nostre ragazze della nazionale di calcio giunte con un risultato storico sino ai quarti in Francia era logico pensare anche al calcio femminile.

E qui si resta ancora in attesa.

Consentire al calcio femminile quel passaggio al professionismo è step fondamentale per portare ai massimi livelli un movimento che sta crescendo a vista d’occhio.
Come metodo si potrebbe prendere spunto da quanto per ora ipotizzato per la serie C.

Ovvero un credito di imposta da 280.000 euro da giocarsi sui contributi INPS e IRPEF che le società hanno a carico sulle buste paga.

Sul quantum si può discutere sull’utilità non vi sono dubbi.

Portare la serie  C a livello dilettantistico o mantenervi il calcio femminile potrebbe avere effetti deleteri sul movimento nel suo complesso.

D’altronde sono campionati che richiedono preparazione professionale e quindi i calciatori e le calciatrici hanno ben poco tempo per altre attività

Mancano però gli incassi fondamentali delle televisioni e i soli incassi da stadio, sponsor e merchandising non bastano.

Per la verità SKY da quest’anno trasmette la seria A femminile ma il pricing è certamente bassissimo rispetto al campionato maschile.

E non per pregiudizio ma per semplici numeri di ascolti. Ora però qualcosa sta cambiando…e bisogna prenderne atto.

Ecco dunque che questa modalità del credito di imposta per le società potrebbe essere un primo tassello per rilanciare la serie C ed evitare che ogni anno decine di società, anche di città importanti, annaspino nei debiti col fisco.

Allo stesso modo si andrebbe a dare dignità a un movimento calcistico femminile che merita nei numeri e nei risultati questo tipo di attenzioni.

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