Debito pubblico e deficit contro spread e interessi: chi brucia veramente i soldi di tutti noi?

debito pubblico

2.475.981.000.000 di € di debito pubblico nazionale  inevitabilmente attraggono le attenzioni e le riflessioni, dai fanatici di economia e non. Anzitutto perché riguarda tutti, dal neonato al centenario. In secondo luogo perché un minimo di chiarezza aiuterebbe tutti a inquadrare la faccenda. Dunque, debito pubblico e deficit contro spread e interessi: chi brucia veramente i soldi di tutti noi? Chi dei due è il maggiore dei mali? Procediamo.

Debito pubblico e deficit

Il debito pubblico può sintetizzarsi nell’ammontare complessivo del debito che uno Stato contrae nei decenni per fare fronte al proprio fabbisogno (spese correnti, interessi sul debito e investimenti). È nocivo? La domanda è un pò retorica: entro certi limiti “è salutare” (come l’inflazione: è “benigna” solo quando è tra l’1/2%). Il problema, come sempre, è nell’esagerazione, giacché caderci inevitabilmente vuol dire consumare oggi una parte del panino che mi guadagnerò domani. Un pò (vagamente) come per l’ambiente: se io emetto tanta CO2 oggi poi ovvio mio nipote vedrà molti meno ghiacciai quando sarà grande lui. In entrambi i casi, intasco (o spendo, a seconda dei punti di vista) oggi ricchezza di domani.

Deficit: in estrema sintesi è il disavanzo che si genera, nell’arco di un dato esercizio finanziario (cioè un anno solare, dal 1° gennaio al 31-12) quando le uscite superano le entrate. Quindi è semplicemente una sottrazione tra uscite ed entrate, con le prime che “vincono” sulle seconde.

Spread e interessi

I due argomenti sono molto più intimi (ma tra di loro) di quel che si pensi. Anche qui procediamo per estreme sintesi. Spread: misura la differenza tra il rendimento del BTP a 10 anni italiano contro il suo omologo tedesco. Quando sale non è un bel segno: 1) vuol dire che chi emette quel debito è percepito come a rischio; 2) chi lo emette paga di più per poter avere prestiti. Interessi: è il prezzo da pagare a chi ci presta i soldi per poter far funzionare la macchina statale. È, tecnicamente, il c.d. costo del denaro.

Sciogliamo un pò di dubbi

Chi ha prodotto quel debito monstre? È in pesante malafede chi pensasse che esso attiene alle ultime legislature. Il grosso di esso risale invece agli anni allegri che vanno dalla metà del 1970 alla metà del 1990, quando chi era al Governo abbandonò la sana disciplina di bilancio per compromettere i bilanci che oggi chi è al Governo cerca disperatamente di tenere in piedi.

Fare debito è un male? Fino a certi limiti no. Per due motivi almeno:

  • l’economia gira grazie a 4 distinti soggetti: a) le famiglie che consumano; b) le imprese che investono; c) lo Stato; 4) la componente estera. Oggi il Covid-19 ha messo ko sia a), che b) e c): quindi o interviene lo Stato o la macchina fa “tilt”.
  • Attualmente il diritto di “stampare moneta” (l’ex Zecca dello Stato, per intenderci) è di pertinenza esclusiva della BCE. Ecco allora che “fare debito” è la forma più comune di emettere moneta.

Ancora a proposito di debito pubblico

Anche perché il debito dello Stato è completamente differente da quello di un privato. Mentre quest’ultimo ha infatti una scadenza, quello dello Stato no. Emette, estingue e rinnova. Altre minime considerazioni vanno fatte: 1) quando esso diviene di enormi dimensioni tutto diventa poi complicato. Anche apporre una virgola incontra mille ostacoli; il caso dell’Italia è emblematico. Oltre alla “banale” considerazione che quel debito va comunque pagato, brucia risorse, soldi; non si scappa. 2) Anticipa ad oggi ricchezze che dovranno essere prodotte in futuro. Tradotto: ci indebitiamo oggi per lasciarli in eredità ai nostri figli in futuro? È giusto? Poi è morale? È l’atteggiamento tipico del “buon padre di famiglia”? 3) Ci sarebbe poi da distinguere tra spese produttive (cioè che generano ricchezza per tutti e fanno bene al Paese: rilanciano il Pil, insomma) e spese …”discutibili”, che intossicano e inguaiano la nazione. Ma non entriamo nel merito.

Debito pubblico e deficit contro spread e interessi: chi brucia veramente i soldi di tutti noi?

Chi maggiormente brucia, nel senso che letteralmente sottrae per sempre ricchezza alla nazione (per trasferirla a pochi) è la sostenibilità del debito. Cos’è? Si dice sostenibile un debito quando le spese pubbliche pagate coi debiti consentono di avviare un tasso di crescita dell’economia nazionale pari o superiore al tasso d’interesse pagato sui titoli di Stato. Domanda: il debito dell’Italia è sostenibile? Risponde uno studio di Deutshe Bank (di fine 2018) secondo cui tra i Paesi del G-7 l’Italia è il Paese UE che paga di più: all’epoca (spread a 140 circa), quasi $2,4 a testa. Mentre la Francia ne spendeva $0,83 a testa e i tedeschi $0,23. Abbastanza eloquente.

Ecco dunque perché occorre avviare quanto prima un severo processo di rientro dello spread, e quindi sugli interessi sul debito pubblico. Oltre a dare vita a un serio e non fazioso programma di spesa pubblica produttiva. Che non regali soldi ma metta in moto la macchina dell’economia nazionale.

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