Debito e inflazione: quali prospettive?

inflazione

Un vecchio adagio recita che non tutto il male vien per nuocere.

Potrebbe essere il caso dell’inflazione.

Bistrattata da molte teorie economiche, vilipesa da diversi analisti, temuta da investitori e risparmiatori, quali effetti positivi nasconde invece questo fenomeno economico?

Sicuramente uno dei maggiori effetti positivi lo riscontrano i debitori che hanno contratto un debito a tassi fissi. Quali prospettive, quindi, riguardo a debito e inflazione?

Ma procediamo con ordine.

Debito e inflazione: quali prospettive?

Debito nominale e debito reale

Si è soliti affermare che l’inflazione si mangia parte dei nostri sudati risparmi, corrodendo depositi, soldi parcheggiati e disponibilità di liquidità monetaria.

Tutto questo a fronte della diminuzione del potere di acquisto della moneta, con la quale si può acquistare un minor quantitativo di beni e servizi, rispetto ad un precedente periodo.

Ma questo vale, simmetricamente, anche per chi abbia contratto un debito.

Il debitore, infatti, pur essendo obbligato a corrispondere lo stesso importo, in termini nominali, deve però corrispondere, in termini reali, una somma di denaro che equivale ad un minor quantitativo di beni o servizi acquistabili con quella somma di denaro.

Naturalmente questo concetto vale per il debito a tassi costanti, non indicizzato a parametri come l’inflazione. Perché, in quest’ultimo caso, naturalmente viene posta a suo carico anche una ulteriore componente, corrispondente ad una maggior somma, causata da una inflazione maggiore.

Possiamo quindi distinguere un concetto di debito nominale, espresso in termini monetari, ed un concetto di debito reale, che tiene conto del minor potere di acquisto della moneta.

Inflazione e debito pubblico

Per i motivi sopra esposti, naturalmente beneficiano di un incremento del tasso di inflazione, anche tutte quelle situazioni di debito pubblico, strutturato essenzialmente sul tasso fisso.

Come nel caso dei titoli del debito pubblico italiano.

A questo link possiamo infatti conoscere l’elenco ed il quantitativo dei titoli di Stato italiani in circolazione al 14 maggio 2021, a cura della Banca d’Italia.

Nella sesta colonna di questo file con le lettere F o V viene indicato se il singolo titolo è a tasso fisso o variabile.

E’ agevole notare che si tratta quasi totalmente di titoli a tasso fisso.

E che il quantitativo di titoli di Stato corrisponde alla maggior parte del debito pubblico.

Pertanto un certo tasso di inflazione comporta anche una maggior sostenibilità del debito che, in termini reali, diminuisce.

Ma di quanto diminuisce il debito a fronte di un determinato tasso di inflazione?

Per rispondere a questa domanda, utilizziamo la formula dell’attualizzazione dei flussi di cassa, che abbiamo spiegato qui.

Per far comprendere a quanto possa ammontare, in termini reali, il risparmio sul debito pregresso, ipotizziamo quanto segue.

Naturalmente è solo un esercizio ipotetico, ma rende bene l’idea.

Partiamo dal debito pubblico italiano, che secondo recenti stime si aggirerebbe attorno ai 2700 miliardi di euro.

Ipotizziamo anche che lo Stato debba rimborsarlo totalmente nell’arco di cinque anni, un quinto ogni anno, ipotesi ovviamente teorica, viste le effettive scadenze del debito pubblico italiano.

Rimborsare una tale mole di debito non è certo agevole

Ma l’inflazione, sia pur con questa tempistica così ristretta, viene in aiuto.

Ipotizziamo un’inflazione al 2 per cento e procediamo ad attualizzare i flussi di rimborso.

Avremo quindi:

540 milioni di rimborso annuo, pari a 2700 diviso 5.

Quindi: 540/1,02^1 +540/1,02^2+540/1,02^3+540/1,02^4+540/1,02^5.

Da qui otteniamo: 529,4+519,03+509,43+499,44+490,9.

Il risultato è 2591,76.

Si è quindi ottenuto un risparmio, in termini reali, di 108,23 milioni, rispetto al controvalore nominale da rimborsare.

In realtà il risparmio sarebbe inferiore, a fronte della necessità eventuale di sostituire parte del debito con altro a tassi crescenti, ma sicuramente si riuscirebbe a raggiungere comunque un risparmio di una certa entità.

Lo stesso vale naturalmente anche per il debito privato.

Purchè, ricordiamo, sia stato contratto a tassi fissi, non parametrati all’inflazione.

A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT

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