Dazi: un boomerang per l’economia globale?

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A cura di Gian Piero Turletti,

autore di Magic Box in 7 passi e di  PLT

Ormai da qualche tempo tiene banco la politica neo protezionista, all’insegna dei dazi, di Trump.

Evidentemente il presidente USA ritiene di poter concretizzare, anche tramite questo strumento, il suo america first, tanto sbandierato in campagna elettorale.

Ma questa impostazione porterà effettivamente ad una ulteriore crescita dell’economia a stelle e strisce, oppure, come da me suggerito nel titolo, rischia di tradursi in un boomerang per l’economia internazionale, compresi gli USA?

Certo le intenzioni di Trump sono riconducibili soprattutto alla difesa dei settori acciaio ed alluminio statunitensi, ma quali gli effetti per alcuni settori dell’economia USA?

Il presidente degli Stati Uniti pare in realtà aver sottovalutato gli effetti negativi per molti settori industriali statunitensi. Un’analisi condotta su diversi settori evidenzia, infatti, che parte significativa di quanto prodotto negli USA richiede importazioni che proprio quei dazi vanno a colpire, determinando inevitabili ripercussioni sui prezzi, peraltro in una fase in cui già i tassi sono indicati in surriscaldamento.

Sulla bilancia di chi ci perde e chi ci guadagna, quindi, abbiamo sicuramente l’acciaio e l’alluminio USA tra i potenziali vincitori, ma a fronte di altri settori economici statunitensi, che peraltro impiegano un numero di lavoratori decisamente superiore ai primi due.

Anche al netto delle recenti e drammatiche vicende, che hanno riguardato Marchionne, occorre dire che tra i settori più penalizzati a livello internazionale, rientrano certamente quelli che maggiormente utilizzano acciaio ed alluminio, come l’automotive.
Alcune stime, al netto dell’effetto Marchionne, indicano come possibile effetto di tali misure sui dazi una contrazione degli utili oltre il 3,5%, per un’azienda come FCA.

Altro effetto da non sottovalutare, la dinamica inflattiva che tali misure possono comportare, da cui anche conseguenze in termini di contrazione della produzione ed effetti negativi sulla bilancia commerciale, come indicano alcuni istituti di ricerca.

Peraltro una dinamica inflattiva accelerata rischia di spingere la curva dei rendimenti sempre più verso una configurazione ribassista.

Sintetizzando: secondo le opinioni prevalenti tra enti di ricerca ed addetti ai lavori, il protezionismo basato sui dazi, lungi dal rappresentare quella bacchetta magica in cui confida Trump, rischia, anzi, di tradursi non solo in una pesante palla al piede per l’economia internazionale, ma anche in un boomerang per la stessa economia a stelle e strisce.

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