Dax in rally. Le previsioni sull’economia tedesca

mercato tedesco

Ieri il Dax ha toccato i suoi livelli massimi da un anno e mezzo circa arrivando a 12.101,32 punti. Oggi l’indice tedesco è andato anche oltre: 12.106 punti poco prima delle 10 di mattina.

Nuove speranze di ripresa

A dare la spinta sono state le rinnovate speranze di una ripresa economica e, di contrasto, l’affievolirsi dei timori di una recessione. Se da un lato i dati economici statunitensi continuano a mandare segnali intermittenti in alcuni settori, dall’altro restano alte le prospettive, positive, di una conclusione della guerra dei dazi. Sarà la firma dell’accordo Usa-Cina, infatti, a permettere la vera svolta. Il motivo? La metà del PIL della Germania è legato all’esportazione. Un numero troppo alto se si confronta con il 12% degli Usa o il 30% della Gran Bretagna.

Dax e il rally dell’azionario

A questo si aggiunga anche la trionfale cavalcata degli indici europei che, da inizio anno, registrano performance in molti casi a due cifre. E il Dax non ha fatto eccezione: da gennaio si è visto un aumento del 15%. Un target che è stato favorito anche da un approccio positivo delle varie società che, in questo periodo, stanno presentando i conti trimestrali. Lufthansa, ad esempio, pur registrando una perdita a causa dell’aumento del carburante, ha comunque confermato i suoi target per il 2019.

L’indice Zew

Sempre in ambito di numeri e dati macro, non è da dimenticare l’indice Zew pubblicato proprio ieri. La rilevazione di aprile evidenzia un miglioramento sulle aspettative di crescita dell’economia tedesca. Il risultato, infatti, è stato di 3,1 punti dai -3,6 di marzo, ben oltre le attese, ferme a 0,8 punti. Non solo, ma allargando la visuale al trend, si nota un aumento, rispetto al dato minimo di ottobre 2018, di 28 punti.

Dax e a questo punto la domanda

Il cambio di passo è dovuto ad un miglioramento della situazione attuale oppure ad aspettative che, alla fine del 2018 erano troppo negative? In efetti da allora, quando sui mercati si scatenò la tempesta, sono cambiate diverse cose. Prima di tutto il posticipo della scadenza dei termini sulla Brexit. In realtà un posticipo che, paradossalmente, potrebbe creare nuove occasioni di tensione tra Londra e l’Unione.

La Fed ha dato una mano

Ma il pericolo sembra essere relativamente sedato: Bruxelles ha accettato una proroga di sei mesi e Londra si sta impegnando per trovare un accordo. Inoltre l’altro elemento di disturbo per i mercati, ovvero la Fed e la sua politica di rialzo dei tassi, hanno mostrato un’evoluzione positiva e molto meno aggressiva di quanto inizialmente creduto. Il costo del denaro, quindi, rimarrà fermo. A tutto vantaggio anche degli emergenti.

 

 

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