Dati macro ballerini: tutti in montagna a Jackson Hole. Powell VS Trump

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Prima uscita pubblica del nuovo capo della FED Powell in quel di Jackson Hole dove 150 invitati selezionati tra i principali banchieri del mondo (assente peraltro Mario Draghi) si sono ritrovati tra i monti del Wyoming per un simposio sui temi di finanza internazionale.
Una prima traduzione delle parole pronunciate dal CEO della FED pare più vicina alla posizione di un falco che, alla faccia di Trump,  intende ( a mio giudizio correttamente) alzare gradualmente quanto rapidamente i tassi negli USA.

Ha parlato di economia USA in crescita sotto controllo, di qualche segnale inflazionistico ed anche di facilità nel trovare lavoro: più chiaro di così …se non è il momento questo per alzare i tassi quando?!?

Questa impostazione conferma che non saranno i singoli dati (salvo uscite sconvolgenti) a determinare le scelte di fine settembre. Oggi infatti, gli ordinativi di beni durevoli attesi a +0.5% sono usciti con un misero +0.2% che in altre epoche avrebbe disturbato parecchio i mercati azionari e magari condizionato un discorso pubblico di un Greenspan.

Powell invece, tira diritto per la sua strada, sa che deve rialloggiare nella strumentazione di bordo della banca centrale la leva dei tassi e così sarà.

Poco importa se i mercati entreranno, dopo un ciclo toro “infinito”, in una fase  orso di qualche mese, Powell che non deve tenere buono l’elettorato, sa che l’America se lo può permettere. Chiaro che l’assenza di Mario Draghi può essere del tutto incidentale ma potrebbe anche significare che il Presidente della BCE si sarebbe aspettato qualche attenzione in più dal collega verso la situazione europea nel suo complesso ben più intricata e critica di quella USA.

Ma si sa gli Stati Uniti hanno sempre avuto un approccio pragmatico: della seire prima sistemiamo le nostre cose poi semmai diamo una mano a chi ce la chiede.
Anche in questo senso potrebbero essere lette le parole di conforto e di promessa di Trump la nostro Presidente del Consiglio Conte; evidentemente alla Casa Bianca sanno già che, nonostante la formale opposizione, la Fed tirerà diritto per la via della stretta monetaria e che questo potrà portare fastidiosi quanto fortemente negativi riverberi sulle borse e sui bond europei più deboli. Per intenderci un BTP italiano dovrà di molto alzare il proprio rendimento attuale per competere con TBond americani che vadano oltre il 2%, però un conto è offrire rendimenti competitivi un conto sarà sbracare in una apertura di spread fuori controllo. In questo senso le promesse del Presidente americano saranno da validare quanto prima con accordi precisi.

Gianluca Braguzzi
CFI Asset Management and Organization WIAM

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