Crisi italiana e BREXIT: cosa hanno in comune?

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Cosa hanno in comune la crisi italiana e la BREXIT?

Quali analogie costituzionali, politiche ed economiche le caratterizzano?

E quali, invece, le differenze?

Potrebbe sembrare strano accostare due paesi così diversi.

Uno parte integrante dell’eurozona, l’altro mai entrato ed, anzi, in procinto di uscire sbattendo la porta anche dall’UE, con un sostanziale no deal.

Similitudini e differenze fra le crisi

Approfondire l’analisi può essere utile in un periodo in cui, a poco più di un mese di distanza, seguono (o forse sarebbe preferibile dire: dovrebbero seguire) due eventi particolarmente rilevanti in sede europea: definizione della crisi di governo italiana, e definizione della questione BREXIT (sorprese a parte).

Vediamo, sotto i diversi aspetti, quali analogie e diversità contraddistinguono le due situazioni.

Entrambi stati sinora parte dell’UE, Italia e Gran Bretagna sono state caratterizzate da molti timori di uscita, per le conseguenze sul resto d’Europa, oltre che per i riflessi interni ai paesi direttamente interessati.

Ovviamente un’uscita italiana destava maggiori preoccupazioni, riguardando non solo l’UE, ma l’eurozona, ed il rischio di crollo dell’intera moneta unica, componente che ovviamente non sussiste nel caso BREXIT.

Peraltro l’Italia veniva storicamente ritenuto il paese che più probabilmente sarebbe uscito dall’eurozona, insieme alla Grecia.

Da parte sua, la  BREXIT viene comunque vissuta con timore, sia per i risvolti economici, che per quelli burocratici e legali, a partire dai permessi di soggiorno per lavoratori non residenti, ai passaporti, e sotto il profilo di approvvigionamento di beni anche di prima necessità, come i medicinali.

Questione costituzionale

Altra forte analogia con l’Italia, la questione costituzionale.

Se è vero che quella italiana è una costituzione scritta, è comunque integrata da prassi e consuetudini non scritte, come le consultazioni presidenziali, in caso di dimissioni del governo.

Anche per tale motivo, si è posta la questione se fosse costituzionale o meno il voto sulla piattaforma Rousseau, ed ovviamente la risposta è positiva, considerando che la costituzione non disciplina le modalità con cui debba esprimersi un partito.

In Inghilterra, parimenti si è posta la questione della costituzionalità di una chiusura prolungata del parlamento, prassi ritenuta legittima da diversi esperti,e soggetta solo alla decisione non sindacabile della regina.

Tali elementi di diritto costituzionale contribuiscono a determinare una ulteriore analogia.

Non pochi, a tale riguardo, i sommovimenti politici.

In Inghilterra tra i membri di uno stesso partito, espressione del leader conservatore al governo, ma su posizioni contrapposte sulla BREXIT .

In Italia, abbiamo notato spaccature non solo dentro il PD, ma anche nei 5 stelle, sulla questione dell’accordo tra i due partiti.

I pericoli per il governo in formazione

Tra l’altro, secondo talune indiscrezioni, un gruppo di circa 9 senatori pentastellati sarebbe pronto a lasciare il proprio partito, per passare alla lega, e votare contro il nuovo governo, nel caso ci fosse il voto positivo dei militanti 5 stelle e Conte si presentasse quindi alle camere.

Un’altra problematica che potrebbe minare il voto sulla fiducia e che potrebbe rendere tutto incerto sino all’esito finale in parlamento, se oggi ci fosse il via libero sulla Rousseau.

Sicuramente domina quindi una sostanziale incertezza in entrambe le situazioni, quella italiana e quella britannica.

Esistono però anche significative differenze, tra i due paesi, a partire dalle diverse proiezioni sulla situazione economica.

L’Inghilterra, economicamente, è proiettata come un paese ormai indirizzato verso una fase recessiva.

Ce lo dicono non solo una curva dei rendimenti, ormai inclinata in modo pesantemente negativo.

Ma anche l’indice pmi manifatturiero, da mesi sotto la fatidica quota 50 e peraltro in fase di ulteriore contrazione.

Lo è anche quello italiano, ma su valori superiori ed in fase di crescita.

Inoltre, a differenza della curva britannica dei rendimenti, quella italiana è tra le poche ad aver mantenuto impostazione rialzista.

Ed anche i tassi in contrazione stanno agevolando i conti pubblici italiani.

Sintetizzando, possiamo ritenere che i fattori di crisi siano decisamente peggiori in una situazione come quella britannica.

A prescindere dall’esito dell’incarico affidato a Conte.

A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT

Approfondimento

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