Cosa succede se uno dei coniugi preleva l’intera somma all’insaputa dell’altro sul conto corrente cointestato?

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Cosa succede se uno dei coniugi preleva l’intera somma all’insaputa dell’altro sul conto corrente cointestato?

Qualche volta accade che in prossimità della separazione o del divorzio o comunque in costanza di una crisi coniugale, i coniugi si diano da fare. Ad esempio, che uno dei due, svuoti il conto corrente cointestato, prelevando l’intera somma all’insaputa dell’altro. Naturalmente, dovrà fare ciò sperando che l’altro se ne accorga il più tardi possibile ma una volta scoperta la sottrazione, il dato è tratto. La facilità dell’operazione è riconducibile al fatto che all’interno dei rapporti familiari, il furto non è punibile, ai sensi dell’art. 649 c.p.. Detta scelta legislativa ha riguardo per il rapporto affettivo e di fiducia che lega i componenti della famiglia. Tuttavia, ciò implica anche una demenutio di tutela per chi venga spogliato dei propri averi e ne pretenda la restituzione.

Cosa succede se uno dei coniugi preleva l’intera somma all’insaputa dell’altro sul conto corrente cointestato?

Per comprendere quali azioni possono essere intraprese dal coniuge spogliato del danaro, è bene fare una preliminare precisazione. La maggiore o minore tutela che si può ottenere, dipende dalla capacità che si è avuta fin dall’inizio, di tutelare i propri interessi. Infatti, solo se il conto è a firma congiunta, per effettuare prelievi e spese, è necessaria l’autorizzazione di tutti i titolari. Se invece è a firma disgiunta, si pone il problema e la possibilità di sottrazione in principio illustrata. Infatti, in questo caso, prelievi e spese possono essere effettuati da ciascun coniuge, anche senza autorizzazione dell’altro. Cosicchè, in questo tipo di conto cointestato, uno dei coniugi ha la possibilità di prelevare l’intera somma all’insaputa dell’altro, senza che la banca possa impedirglielo.

Infine, vi è il tipo misto, dove prelievi e spese possono essere effettuati da ciascun correntista entro determinati limiti di importo. Oltre detti limiti prestabiliti, è necessaria l’autorizzazione degli altri cointestatari. Fatte queste precisazioni sui tipi di conto cointestato, passiamo a capire cosa stabilisce la legge in merito al regime del danaro oggetto del rapporto bancario. Nel conto corrente cointestato, le quote dei correntisti si presumono uguali. Quindi, c’è una presunzione di possesso del danaro al 50% per ciascun cointestatario. Presunzione che opera, salvo prova contraria. La divisione in quote però vale solo nei rapporti personali tra i cointestatari. Invece, nei rapporti con la banca, ciascuno è legittimato a effettuare prelievi senza limiti di importo, salvo che il conto sia a firma congiunta. Quindi, tale rischio continua a valere per il conto a firma disgiunta, il solo per cui si crea affettivamente il problema della sottrazione.

Quali le conseguenze?

Se uno dei due coniugi dovesse prelevare dal conto cointestato una somma eccedente la propria quota, sarebbe tenuto a restituire all’altro quanto sottratto. In caso contrario, è necessario instaurare un contenzioso civile per ottenere la restituzione della somma illegittimamente prelevata. Se il coniuge detrattore non ottempera neppure alla sentenza che lo condanna alla restituzione, bisognerà procedere all’esecuzione della stessa, mediante il pignoramento. Se la coppia, invece, nelle more, dovesse instaurare la procedura di separazione, la decisione circa la restituzione potrà essere adottata anche in quella sede. Cioè, il giudice adito, può ordinare il ripristino della provvista sul conto, oppure la restituzione della parte di denaro illegittimamente prelevata e trattenuta.

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