Cosa sono gli inquinanti PFAS e quali sono le regioni più esposte alla contaminazione

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Un focus per capire cosa sono gli inquinanti PFAS e quali sono le regioni più esposte alla contaminazione. E’ già da più di una decina di anni che il problema di certi inquinanti, è sotto la lente d’ingrandimento. Varie infatti sono state le inchieste, ma anche gli studi e le indagini che, a vario titolo, si sono succedute fino alla dichiarazione di un vero e proprio stato di emergenza, da parte del Consiglio dei Ministri. Emergenza alla quale ha fatto seguito pure la nomina di un commissario ad hoc. Gli inquinanti finiti nel mirino sono i cosiddetti PFAS. Vediamo quindi di approfondire cosa sono gli inquinanti PFAS e quali sono le regioni più esposte alla contaminazione.

I PFAS e le inchieste

Con l’acronimo PFAS ci si riferisce alle sostanze perfluoroalchiliche o acidi perfluoroacrilici. Vale a dire una famiglia di composti chimici usati prevalentemente dall’industria, in special modo nel comparto tessile, conciario e cartotecnico. Si tratta, in sostanza, di acidi molto forti per lo più in forma liquida, dotati di una particolare stabilità termica che li rende resistenti ai principali processi naturali di degradazione.

Le varie inchieste portate avanti dallo staff di “Report”, ma anche gli studi dell’Istituto per l’Ambiente di Ispra, hanno rilevato quanto segue. Le concentrazioni di questi inquinanti in alcune aree geografiche sono così rilevanti da aver indotto ad indagini suppletive da parte del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Per maggiori approfondimenti, i risultati dell’indagine sono visibili a questo link.

Le aree geografiche più esposte

Le aree geografiche significativamente più esposte sono quelle del nord Italia. Già nel 2007 uno studio poi pubblicato sulla rivista “Analytical and Bioanalytical Chemistry”, aveva reso noto questo fatto. Era poi seguito anche il citato studio del CNR che si era spinto ancora oltre. L’individuazione della cosiddetta “zona rossa” si estendeva cioè specificamente nei comuni compresi tra Padova, Vicenza e Verona.

Scorrendo il report è anche possibile individuare i bacini fluviali più interessati da questi inquinanti. Perchè, è forse quasi superfluo dirlo, gli scarichi delle industrie finiscono poi nelle acque. Per cui i fiumi sono i primi a risentire delle contaminazioni in corso. Dei quattro bacini fluviali presi in considerazione, il triste primato spetta al Po e ai suoi tributari, a seguire l’Adige, poi l’Arno e infine il Tevere. Una situazione di allerta che non può che far drizzare le antenne anche e soprattutto ai fini delle ripercussioni sulla salute delle persone di cui abbiamo già cominciato a dare dei cenni in un nostro precedente approfondimento.

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