Cosa pagare e cosa non al Fisco

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In un momento così difficile ci si aspettava dallo Stato di più, molto di più. Ma come al solito, non ci resta che rimboccarci le maniche e cercare di ricominciare da dove tutto si è interrotto.

Ci aspettavamo di non dover pagare più nulla almeno fino alla fine dell’emergenza  ma così evidentemente non è stato.Cosa pagare e cosa non al Fisco?

I più fortunati tra scadenze, proroghe e rinvii hanno preferito, comunque, pagare le tasse nonché le cartelle esattoriali. I “meno fortunati” che sono la maggioranza cercano di districarsi tra i vari pagamenti e i vari decreti emessi dal Governo.

Cosa pagare e cosa non al Fisco

L’estratto di ruolo

Innanzitutto, si consiglia di avere le idee ben chiare. Questo significa conoscere quali debiti  pagare e quali non al Fisco.

Per far ciò, la prima cosa è richiedere all’agente della riscossione un estratto di ruolo.

L’estratto di ruolo è un documento cartaceo o informatico, contenente le cartelle esattoriali e i ruoli.

Dall’estratto appare la propria posizione debitoria, con l’indicazione di ogni singola cartella con la data della spedizione, della consegna, la causale e l’importo.

In altri termini, attraverso l’estratto, oltre a vedere le cartelle esattoriali si può sapere quando sarebbero state notificate, se la notifica è stata effettuata regolarmente o, al contrario, essa manchi del tutto.

Qualora, ci siano dubbi sulla notifica della cartella, è preferibile formulare all’agente della riscossione un’istanza di accesso agli atti.

In questo modo, si avrà copia di tutta la documentazione riguardante le notifiche.

E’ possibile non pagare al Fisco i debiti delle cartelle non notificate, i debiti prescritti e quelli rientrati nella cd. Pace fiscale.

Le cartelle non notificate

Se nell’estratto ruolo compaiono cartelle che non sono mai state notificate, ecco i primi debiti che non si dovranno pagare al Fisco.

In questa ipotesi, il contribuente potrà:

-impugnare davanti al giudice la cartella esattoriale e chiedere che il debito venga stralciato dalla propria posizione. Se il debito è prescritto non è possibile.

– attendere l’intimazione del pagamento o il pignoramento e ricorrere avverso queste ultime

Le cartelle prescritte

Può succedere che dall’estratto di ruolo ci si renda conto che alcune cartelle sono prescritte. Pertanto, quei debiti non dovranno essere pagati.

Il termine di prescrizione decorre dalla data della notifica della cartella o dall’ultimo atto ricevuto dall’esattore. Può accadere, infatti,  di ricevere dopo la notifica della cartella un’intimazione di pagamento ossia un semplice sollecito. Questi atti interrompono la prescrizione, pertanto, attenzione a ricalcolare di nuovo il termine a partire dal giorno successivo al ricevimento del sollecito.

Il termine di prescrizione non è uguale per tutti i debiti.

Alcuni si prescrivono in 10 anni: tra questi l’Irpef, l’Iva, il Canone Rai, l’Imposta di bollo, l’Imposta catastale, l’Imposta di registro, l’imposta ipotecaria, i Contributi della Camera di commercio ecc..

Altri si prescrivono in 5 anni: tra questi i Contributi Inps, i Contributi assistenziali Inail, le Sanzioni amministrative e le Multe stradale, l’Imu, la Tasi, la Tari, la Tosap.

Altri in 3 anni come ad esempio il bollo auto.

La Pace fiscale

Nel 2018 con il decreto fiscale tutti i debiti iscritti a ruolo tra il 2000 e il 2010 di importo fino a mille euro sono stati cancellati in automatico. Un condono per qualsiasi tipo di cartella, a prescindere dalla natura del debito.

Pertanto, qualora dall’estratto ruolo dovessero ritrovarsi anche questi debiti , il contribuente deve sapere che non è tenuto a pagarli.

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