Cosa non sappiamo dell’oro alimentare

oro

“Non è tutto oro quello che luccica”. Lo è però quello usato per guarnire alcune creazioni pasticcere di assoluto prestigio. Oltre che bello da vedere, questo ingrediente è anche commestibile, al punto che si chiama pure oro commestibile. Così quando vediamo quelle torte principesche decorate con questo metallo prezioso, non preoccupiamoci più del dovuto. Certo, non è un ingrediente di tutti i giorni né alla portata di tutti. La curiosità di consumare una pietanza con l’oro, tuttavia, ha spinto molti avventori dei giorni nostri a provarlo almeno una volta.

Cosa non sappiamo dell’oro alimentare

La regolarità dell’uso di tale elemento in cucina è stata sancita da una direttiva europea del Parlamento e del Consiglio del 1994. In questo atto l’oro risulta registrato come colorante alimentare E-175. A differenza di quanto si possa credere, l’oro non è usato solo negli ultimi anni per realizzare piatti stellati. Il suo impiego risale alle antiche civiltà. Più tardi poi, si utilizzò molto anche nelle famiglie aristocratiche per impreziosire i banchetti lungo tutto il medioevo.

Negli ultimi decenni questo prezioso in cucina è stato rilanciato dal Maestro Gualtiero Marchesi. Una delle sue invenzioni culinarie più rinomate in tutto il mondo infatti è senza dubbio il risotto oro e zafferano. Ancora oggi lo si può degustare nel suo ristorante di Milano.

Una sorpresa per gli occhi, ma per il palato?

Se la vista di una foglia d’oro lascia sorpresi i nostri occhi, il discorso cambia per quanto riguarda le papille gustative. Ecco cosa non sappiamo dell’oro alimentare. Questo, seppur costoso, non ha un gusto degno di nota. O meglio, non ha un gusto in generale. L’elemento da 24 carati non conferisce alcun sapore ai piatti che decora. Quindi è bene pensarci attentamente prima di scegliere una pietanza dal menù che in verità potrebbe lasciarci delusi a fine pasto. Le nostre tasche ci ringrazieranno per questo. Se si vuole invece optare per qualcosa di originale e semplice in cucina, invitiamo i nostri lettori a prendere visione dell’articolo riportato nell’approfondimento.

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