Cosa hanno scoperto i Nas nei vini dell’operazione Opson IX

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Un approfondimento su cosa hanno scoperto i Nas nei vini dell’operazione Opson IX

Quando la contraffazione incrocia il “nettare degli dei” nasce l’operazione denominata “Opson IX”. I carabinieri del Nucleo Anti Sofisticazione (NAS) di Firenze, di concerto con l’Ufficio Europeo di Polizia (Europol), hanno portato allo scoperto una rete di contraffattori. A darne notizia in anteprima la pagina de “Il fatto alimentare” nella pagina dedicata a “Controlli e Frodi”, ma anche siti del settore enologico. Vediamo quindi di saperne di più su cosa hanno scoperto i Nas nei vini dell’operazione Opson IX.

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La rete geografica

Questa nuova rete di contraffattori era specializzata nella vendita di false bottiglie di annata. La vendita avveniva on-line. Le province ad oggi coinvolte e nelle quali sono stati compiuti dei “raid” da parte delle forze dell’ordine, sono ben nove. Da Avellino, Barletta, Andria-Trani, Foggia si è passati anche per Prato Roma e Pisa fino a Brescia e Como. Una rete a livello nazionale che dal centro sud arriva al nord Italia.

Le indagini hanno portato alla luce quanto segue. Vini di bassa qualità, ma contraddistinti da etichette originali, confluivano su una piattaforma di aste on line. Le nazioni coinvolte sembrano essere: Stati Uniti, Germania, Francia, Spagna, Belgio e Italia. Per quanto concerne i consumatori, non sembra esserci un target particolare. Si va infatti dalle enoteche agli operatori del catering fino ai singoli clienti in buona fede.

Il fatto

La truffa sembra venisse orchestrata nei seguenti termini. I vuoti delle bottiglie originali di vini di qualità, recuperati presso i ristoranti, venivano nuovamente riempiti con vini di qualità scadente.  A questo punto, le bottiglie venivano sigillate ex novo, grazie all’impiego di tappi di sughero e capsule contraffatte. Sembra che i colori non fossero proprio uguali agli originali. Ma le ulteriori applicazioni di film d’imballaggio e sigilli di garanzia contribuivano a perfezionare questa mascheratura. Veniva, in tal modo, celata la mancanza di segni distintivi sulle capsule.

A questo punto, l’operazione si trasferiva sulla piattaforma di e-commerce. Da qui il passaggio delle false bottiglie d’annata ai tavoli degli ignari acquirenti era breve ma con lauti guadagni assicurati. I contraffattori riuscivano ovviamente, senza alcuno sforzo, a fissare prezzi di gran lunga inferiori a quelli di mercato. Per alcuni formati magnum di vini si parla addirittura di fasce di prezzo superiori  a 1.000 € a bottiglia. Un’operazione che potrebbe “benissimo” vedere allargare le maglie verso altri paesi coinvolti.

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