Corsia a doppio senso per gli sfollati, molte mamme rientrano in Ucraina tra permessi di soggiorno negati e figli agonizzanti

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C’è chi viene e chi va. Il responsabile della gestione rifugiati della regione Ucraina di Lviv ha dichiarato che migliaia di mamme (anche dall’Italia) stanno rientrando nel loro Paese di origine per essere al fianco dei figli combattenti. Laddove possibile, dunque, molte starebbero rientrando a casa. Il dato in verità s’incrocia anche con una notizia che riguarda quanti hanno lasciato l’Ucraina prima della guerra, cioè prima del 24 febbraio. In questo caso, i cittadini ucraini non avrebbero diritto al permesso di soggiorno e quindi comunque sarebbero costretti a rientrare entro 90 giorni dall’arrivo.

I requisiti

Dal sito ufficiale della Polizia di Stato apprendiamo che gli aventi diritto alla richiesta del permesso di soggiorno sono: i cittadini ucraini e i loro familiari residenti in Ucraina prima del 24 febbraio 2022. Ancora gli apolidi o cittadini di Paesi Terzi e familiari che beneficiavano di protezione internazionale in Ucraina sempre prima del 24 febbraio. Infine, e questo è il dato interessante, gli sfollati a partire dal 24 febbraio 2022. Quindi c’è un fondo di verità documentabile.

Forze armate ucraine

L’esercito del Governo retto da Zelensky sarebbe composto da Forze Terrestri, dalla Marina Militare, dall’Aeronautica Militare. Ancora da Forze Speciali e da Forse d’assalto aereo. Al 2018 la dimensione stimata sarebbe di 255mila uomini. Oggi tale numero risulta certamente obsoleto, e rappresenterebbe solo la base di partenza. Il Governo infatti avrebbe tirato in ballo molti riservisti. Senza poi contare i combattenti volontari, tutt’altro che impacciati nell’uso di armi e i militari volontari che sono giunti da altre Nazioni.

Corsia a doppio senso per gli sfollati, molte mamme rientrano in Ucraina tra permessi di soggiorno negati e figli agonizzanti

Il fenomeno delle mamme che rientrano è perché magari sanno di non poter contare su un futuro in Italia. Ma certamente molte rispondono all’esigenza dei militari in campo. Figli che sono stremati da oltre un mese di lotta. Ed è anche questa la forza dell’Ucraina: il sostegno delle donne ai militari. Ciò significa, fornire pasti caldi e altre forme di ristoro che aiutino a compiere uno “stop and go”.

Ed è ciò che mancherebbe all’esercito russo. Alcuni, si dice, sarebbero stati imprigionati e maltrattati in un modo che non riusciamo neanche a raccontare. Fonti locali negano, ma il dubbio rimane. Perché nella guerra più che altrove, l’uomo è sempre capace di tirare fuori tutta la parte peggiore che è in lui. Molti russi nemmeno sapevano di dover affrontare una guerra per giunta così lunga. E tanti sarebbero giovanissimi, poco più che adolescenti. Adescati per denaro, schierati di fronte alla morte. La verità sarà sempre e solo riservata a chi è sul campo. Tutto il resto, fuori dal confine, va filtrato e accolto col beneficio del dubbio.

Intanto, c’è una corsia a doppio senso per gli sfollati, molte mamme rientrano in Ucraina tra permessi di soggiorno negati e figli agonizzanti. Un altro viaggio di disperazione e travaglio per un bunker che le aspetta.

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