Coronavirus: quando le assenze dal lavoro vengono retribuite

Coronavirus: quando le assenze dal lavoro vengono retribuite

L’emergenza Coronavirus ha determinato il profilarsi di situazioni inedite in merito all’astensione dal lavoro e alla possibilità dello smart working. Nelle zone rosse interessate dal maggior rischio di contagio, ovvero negli 11 Comuni individuati, fino al 15 marzo è prevista l’opportunità del telelavoro. Lo smart working si rivela una valida alternativa solo per quei dipendenti le cui mansioni di lavoro non richiedono la presenza in loco.

Per i lavoratori impegnati nel settore delle pulizie e della ristorazione o ricezione sorge il dilemma. Stando a quanto dichiarato dalla Fisascat Cisl di Milano, “molti di questi nell’incertezza generale vengono invitati a mettersi in ferie o a prendere permessi retribuiti”. Di qui la richiesta avanzata dai consulenti del lavoro di opportuni ammortizzatori sociali che dovrebbero raggiungere anche le imprese non ubicate nelle zone rosse. Può darsi infatti la circostanza secondo cui i lavoratori di alcune aziende risiedano in un comune della zona rossa e incontrino reali impedimenti nel raggiungere la sede lavorativa. Si auspica pertanto l’adozione di misure omogenee per la gestione della retribuzione delle assenze.

Le assenze ingiustificate

La psicosi collettiva scatenata dal timore di contrarre il Coronavirus ha ingenerato ondate di panico spesso ingiustificato. Si sono registrati casi di soggetti investiti da un maremoto di terrore che hanno preferito assentarsi dal lavoro piuttosto che esporsi al rischio del contagio. In assenza di specifici provvedimenti delle Autorità o di disposizioni della propria azienda, il lavoratore non ha diritto all’astensione. In casi simili il dipendente sarà tecnicamente un assente ingiustificato e correrà il rischio di una sanzione disciplinare. Alla lunga i provvedimenti disciplinari a carico di chi opta per una quarantena volontaria potrebbero approdare al licenziamento. Ciò per per la mancanza di legittimità al rifiuto della prestazione lavorativa.

Coronavirus: quando le assenze dal lavoro vengono retribuite

Analizziamo le circostanze che determinano l’assenza giustificata e l’eventuale diritto alla cassa integrazione. Qualora le autorità pubbliche dispongano il veto di accesso in alcune aree geografiche, il lavoratore avrà diritto alla retribuzione pagata. In questi casi resta fermo il diritto alla retribuzione perché la sospensione delle attività lavorative è del tutto indipendente dalla volontà del dipendente. Risulta evidente che in tali circostanze l’assenza del dipendente è necessaria e determinata da disposizioni di ordine pubblico.  Per tutelare la salute dei lavoratori, ma anche i loro portafogli è necessario un provvedimento che contempli la Cassa Integrazione Ordinaria.

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