Conviene uscire adesso dai fondi pensione?

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I crolli delle Borse degli ultimi due mesi hanno intaccato anche i fondi pensione italiani. Chi sta per andare in pensione proprio in queste settimane, o lo sarà nei prossimi mesi, si domanda se conviene uscire adesso dai fondi pensione. La risposta, secondo gli esperti di Assoprevidenza, è negativa. Cioè risulta più conveniente restarci dentro e non uscire almeno per un pò; vediamo di capire il perché di tale strategia.

Conviene uscire adesso dai fondi pensione? I due ordini di motivi

Crisi o non crisi, è chiaro che anche in questi mesi migliaia di lavoratori aderenti ai fondi di previdenza complementare andranno comunque in pensione. Ora, il discorso è che a loro – anche secondo quanto sostiene Assoprevidenza – non conviene passare a riscuotere per almeno due distinti motivi. Primo: chi sta per andare adesso (o è prossimo) in pensione sicuramente appartiene alla generazione in cui la previdenza di base era buona di suo.

Quindi meglio agli inizi della vita pensionistica “accontentarsi” di essa e dare nel frattempo modo ai mercati finanziari di riprendersi. Qui – parere di molti analisti finanziari – nel giro di pochi anni può essere che essi recuperino una buona parte delle perdite di questo periodo.

Seconda ragione

La seconda ratio per cui non conviene uscire adesso dai fondi pensione risponderebbe ai vantaggi di natura fiscale. Ovvero alla possibilità, per il suo titolare, di continuare a scaricare fiscalmente i successivi versamenti effettuati nello stesso fondo pensione. Il tetto massimo dei benefici è fissato a un limite superiore di €5.000 annui. In tal modo si “guadagnerebbero” 5mila euro, nel senso che non sarebbero versati all’Erario ma investiti nella propria pensione integrativa. Particolare non di poco conto.

Quanto tempo ci vorrà perché si riprendano le loro quotazioni?

Ovviamente il vero dilemma del titolare di fondo di previdenza integrativa è: quanto tempo mi ci vorrà per vedere almeno attutite (se non proprio ribaltare) le perdite? Qui i motivi del “relativo ottimismo” poggiano sul fatto che molti fondi pensione italiani hanno quote di investimenti in “investimenti alternativi” molto ridotta. Questi ultimi hanno il gran vantaggio magari di spuntare rendimenti migliori sui mercati (investono in real estate, private debt, private equity).

Ma quando arrivano le crisi, come l’attuale, soffrono di più il periodo, perché la crisi li fa vendere prima e poi perché scarseggia la liquidità sui mercati. Paradossalmente, quindi, proprio questo stato di “arretratezza” dei fondi italiani (rispetto a quelli inglesi, per esempio) è il loro punto di forza in queste fasi. La stessa cosa che avvenne nella crisi finanziaria di 10 anni fa con le banche italiane, le quali avevano minori quote di prodotti cartolarizzati e legati ai mutui subprime. E che le fece “piangere” meno rispetto alle colleghe americano o dell’Europa continentale.

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