Conviene investire sulle banche? A che punto è la situazione Intesa-Ubi Banca?

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Dopo il forte crollo delle ultime settimane, conviene investire sulle banche?

 L’emergenza coronavirus, e la susseguente crisi, hanno messo in ginocchio la Borsa di Milano. Sono crollati tutti i titoli, indiscriminatamente, sia quelli che avevano un reale valore che quelli che ne avevano meno. Le banche, principale canale finanziario ed economico in Italia, non si sono salvate. Intesa Sanpaolo, il principale istituto di credito italiano, ha perso il 55% dai massimi del 19 febbraio. Ubi Banca (MIL:UBI)ha perso praticamente la stessa cifra, anche perché era salita al livello dell’OPS (offerta pubblica di scambio) che Intesa aveva lanciato su di essa poche settimane prima del crollo.

Ma se qualcuno pensava che la crisi dovuta alla pandemia avrebbe fermato l’offerta portata avanti da Intesa, ha fatto male i propri conti.

Eh già, perchè la situazione degli NPL (i crediti deteriorati) dell’istituto bergamasco-bresciano è ancora peggiorata, e peggiorerà. Tale e tanto, secondo l’AD di intesa, Carlo Messina, da rendere necessaria ancor di più la fusione tra i due (che poi è un’acquisizione da parte dell’istituto torinese sull’altro). Intesa ha dichiarato, in una nota del 31 marzo, che il progetto va avanti, senza esitazione. Ed ancora di più, visto che è probabile che la situazione economica peggiori la situazione degli NPL di ogni banca. Anche di Ubi, per l’appunto.

Conviene investire sulle banche?

Per quanto riguarda gli NPL, la banca torinese si diceva intenzionata a fare sul serio. Era infatti disposta ad “aumentare il grado di copertura dei crediti deteriorati di Ubi e cedere successivamente un ammontare pari a circa 4 miliardi di euro di npl a un prezzo in linea con il valore di carico, riducendo l’incidenza dei crediti deteriorati lordi per il gruppo risultante dall’operazione al predetto livello inferiore al 5% nel 2021″.

Non può che essere verosimile che il lockdown a cui sta andando incontro l’Italia non faccia che aumentare la mole degli NPL, ovunque. Tale effetto sarà peggiore quanto più sarà piccola la banca chiamata a supportarlo.

Ecco quindi che interverrebbe il “cavaliere bianco” Intesa, a salvare la “donzella” Ubi Banca. Giova ricordare che Ubi Banca è nata dalla fusione, nel 2007, fra Banche Popolari Unite e Banca Lombarda, come ricordato, quindi, tra Bergamo e Brescia. Che, purtroppo, sono due delle tre zone più colpite dall’epidemia di Coronavirus, con Milano come terza. Ma è anche bene ricordare che la proposta di Intesa è stata respinta al mittente sia dal CdA di UbiBanca che da alcuni dei suoi maggiori azionisti. Ed è stato fatto perché ritenuta ostile (come infatti è), e non concordata.

A che punto è la situazione?

Conviene investire sulle banche?

La banca oggetto dell’acquisizione, tra l’altro, ha anch’essa emesso un comunicato, il 31 marzo, similare e diverso da quello di Intesa. Similare, perché in esso si accenna alla sospensione del pagamento dei dividendi, voluto dalla BCE. Diverso, perché si risponde, indirettamente proprio a Intesa, dicendo che “Ubi, a differenza di banche anche di maggiore dimensione, ha mantenuto al proprio interno tutte le soluzioni sistemiche e tutte le risorse umane dedicate alla gestione dei crediti non performanti”.

Un vecchio adagio di Borsa recita così: “Quando un titolo azionario scende al di sotto del 50%, si compra. Senza se e senza ma”. Entrambe le banche rientrano in questa casistica. Inoltre, Intesa è la prima banca italiana, Ubi la quarta. Hanno valore anche da sole, figuriamoci se la fusione dovesse/potesse andare in porto, creando il primo polo bancario in italia, settimo in Europa. Ancora di più a questi prezzi di mercato. Tutto sta a credere nella solidità delle banche italiane…

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