Conviene andare in pensione con Quota 100 nel 2021?

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Il 2021 sarà l’anno in cui giunge al termine la sperimentazione triennale che ha dato avvio al collocamento in quiescenza con Quota 100. Sono moltissimi i neopensionati che hanno sfruttato tale opportunità nello scorso biennio e probabilmente molti altri lo faranno. Circa i futuri risvolti sul piano previdenziale del Paese il nuovo Governo tecnico si appresta a lavorare per formulare differenti soluzioni. Nel frattempo, Quota 100 si conferma anche per quest’anno e di seguito analizziamo gli aspetti che la caratterizzano.

Cosa accadrà a Quota 100 dal prossimo anno

Conviene andare in pensione con Quota 100 nel 2021? L’interrogativo che molti contribuenti si pongono è piuttosto semplice, ma non altrettanto immediato sembra l’approdo ad una risposta esaustiva in alcuni casi. Sono molti i fattori che ciascun tipo di uscita dal mondo del lavoro comporta. A tal fine, è sempre utile che l’interessato ponga sul piatto della bilancia gli elementi a favore e quelli contrari ad una possibile scelta.

Alcuni rumors anticipano che la sperimentazione di Quota 100 non preveda proroghe da parte del nuovo Governo, ma nessuna notizia è ancora certa in merito. È invece certa l’applicazione della misura per l’anno in corso ed è per tale ragione che su tali basi molti contribuenti operano le proprie valutazioni. Conviene andare in pensione con Quota 100 nel 2021? Perché ciascun lavoratore possa trovare una risposta soddisfacente ai propri interrogativi, può tornare utile rivedere gli assi principali attorno ai quali ruota la misura.

Come funziona Quota 100 e quali lavoratori si escludono

L’accesso alla Quota 100 prevede una certa flessibilità in uscita consentendo il collocamento in quiescenza con: 38 anni di contributi ed un’età non inferiore a 62 anni. È proprio dalla somma di questi due fattori che si raggiunge la cosiddetta “quota”. Relativamente ai periodi contributivi, si considerano validi al cumulo anche quelli assicurativi non coincidenti che risultano presenti in due o più gestioni INPS. Rientrano nella rosa di tali contributi cumulabili anche quelli versati nella Gestione Separata INPS. Tale soglia si deve raggiungere entro il 31 dicembre 2021 per accedere al trattamento di previdenza che decorre successivamente ad una finestra di 3 mesi. I lavoratori che non possono accedere a Quota 100 sono quelli che rientrano nelle: Forze Armate; Forze di Polizia e Polizia Penitenziaria; i Vigili del Fuoco e Guardia di Finanza.

Conviene andare in pensione con Quota 100 nel 2021?

Per rispondere all’interrogativo iniziale si devono effettuare delle opportune analisi ai cui fattori ciascuno attribuisce un valore. Vediamo di seguito qual potrebbero essere. Anzitutto, un aspetto da tenere a mente su Quota 100 riguarda la cumulabilità con altri redditi da attività lavorativa. Il lavoratore che voglia anticipare la pensione per svolgere altra attività lavorativa deve fare i conti con i limiti di Quota 100. Secondo quanto prevede la normativa, la percezione di eventuali redditi da lavoro comporta l’immediata sospensione del trattamento previdenziale con Quota 100.

L’unica deroga che si ammette riguarda le prestazioni di tipo occasionale non superiori a 5.000 euro lordi annui. Tale limite al cumulo si applica fino a quando non si raggiunge l’età per la pensione di vecchiaia, ossia fino a 67 sulla base del requisito attuale. Questo significa che se si sceglie Quota 100 e si va in pensione a 62 anni, per i futuri 5 anni il pensionato non potrà percepire altri redditi da lavoro. Inoltre, per i dipendenti statali TFS e TFR con Quota 100 arrivano al raggiungimento dei requisiti pensionistici della Riforma Fornero, ossia 67 anni di età. Questo è quanto prevede l’art. 23 del D.L. n. 4/2019.

Un altro aspetto da considerare

Un altro aspetto da considerare per capire se conviene andare in pensione con Quota 100 nel 2021 riguarda il montante contributivo ed economico. Sebbene Quota 100 non preveda il ricalcolo dell’assegno pensionistico su base esclusivamente contributiva, si devono fare i conti con un montante contributivo ridotto.

I requisiti che ammettono a tale misura prevedono una mole di contributi più bassa rispetto alla pensione di vecchiaia o di quella anticipata ordinaria. Tale meccanismo, in base ai coefficienti di trasformazione, è direttamente proporzionale alla diminuzione dell’età di uscita dal mondo del lavoro. Questo significa che più si abbassa l’età del pensionamento, più scende il coefficiente di trasformazione. Da contro, però, si può considerare il vantaggio di un numero maggiore di anni in cui si percepisce la pensione.

In ultima analisi, non certo per ordine di importanza, si possono prendere in considerazione i fattori che si riferiscono alla sfera personale. Quali benefici trarre da una uscita flessibile dal mondo lavorativo? Si potrebbe tener conto del benessere personale e della qualità della vita. All’interno di un’ottica che valorizza la terza età, si potrebbero considerare i vantaggi che il pensionato si appresta ad offrire in termini di supporto familiare. Inoltre, è da valutare anche la possibilità  di un atterraggio morbido laddove si presentino evidenti difficoltà o disagi lavorativi.

Insomma, sicuramente una valutazione globale implica un vantaggio che non sia esclusivamente economico, ma anche personale, sociale e familiare. Solo in questa maniera si potrà capire se conviene andare in pensione con Quota 100 nel 2021. Come accade in molte stagioni della vita, anche il collocamento in quiescenza rappresenta una importante fase di passaggio. In quanto tale, dunque, merita un’accurata riflessione e attenzione valutativa.

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