Conto corrente e conto postale “si mangiano” contante. Col nostro consenso

conto corrente

Dove investire i risparmi? Come proteggere il nostro portafoglio? Come non perdere soldi? Può succedere tutto questo senza che noi che ne accorgiamo? Sì, perché conto corrente e conto postale “si mangiano” contante. Col nostro consenso. Per moltissimi italiani infatti la soluzione prima è data dal conto corrente che generalmente aprono presso la banca o l’ufficio postale sotto casa. Che male c’è? Nessuno. È il luogo prediletto dove non solo parcheggiare, ma soprattutto accumulare i risparmi di una vita. Infatti ci si fa accreditare lo stipendio, si domiciliano le utenze, magari si compra anche qualche prodotto bancario o postale. Del resto gli sportellisti sono così cordiali e gentili con noi che è difficile dir loro: “Ma anche no, grazie”. E poi sono bravissimi nell’assicurarci sempre sul buon esito dell’operazione. Sarà …

Chi “si mangia” i nostri soldi?

Capita così spesse volte che i saldi depositati raggiungano cifre di una certa consistenza. Sull’ordine di diverse decine o qualche centinaia di migliaia di euro. È una scelta saggia o un imperdonabile errore? Il guaio è che conto corrente e conto postale “si mangiano” contante. Col nostro consenso. Questo “bruco mangia soldi” si chiama inflazione, che fa danni sempre . Precisamente, se l’economia nazionale tira forte, l’inflazione è alta e le perdite pure. Se invece c’è recessione allora l’inflazione è leggera e brucia meno soldi. A ogni modo l’inflazione ci riduce sempre il “saldo vero”, quello effettivo. Il signor Rossi ad esempio s’imbufala quando vede a ogni semestre la sua polizza semestrale RCA aumentare pur non avendo avuto sinistri. Magari saranno solo €10 o €20, pochissima roba insomma. Si sente dire «è colpa dell’inflazione, signor Rossi», ma a malincuore accetta e paga il dovuto. Poi magari nello stesso anno a perso (per sempre, a vita) €100 o €300 o €500 per colpa dell’inflazione e non solo non fiata una parola. Ma non se ne accorge neanche!

Parola d’ordine: difendere sempre i risparmi

Quindi conto corrente e conto postale “si mangiano” contante. Col nostro consenso. Ad esempio bastano anche cifre basse come €30.000 per avere danni pari a €200 o €300, ossia 10 o 20 o 30 volte maggiori dell’aumento della polizza RCA. Oggi con un’inflazione allo 0,7% si hanno “soldi bruciati” pari a €70 per ogni diecimila di deposito medio annuo. Che è tutt’altro che poco. Specie se si tiene conto che:

1) quando l’economia ripartirà, i danni da inflazione cresceranno a ruota;

2) quei €70 crescono all’aumentare dei saldi medi annui depositati;

3) e soprattutto, se moltiplicati per anni e decenni, arrivano a costare tanto. Quanto? Non quanto una semplice RCA, ma quanto un’utilitaria intera.

Un danno a cui urgentemente rimediare. Sì, perché sotto-sotto c’è anche la nostra (inconsapevole?) complicità.

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