Continuare a investire sul Nikkey? L’economia giapponese continua a mostrare segni di vitalità inaspettati

ProiezionidiBorsa

Il Giappone è forte, il Nikkey pure

Dopo la prime respinta dei nuovi livelli record dei primi anni il Nikkey si è appoggiato sula comoda soglia di 23.500. Livello da monitorare nei prossimi giorni.

Nel frattempo però l’economia giapponese continua a mostrare segni di vitalità inaspettati fino a pochi mesi fa:

Principali ordinativi di macchinari (Annuale) (Ago) 12,6% 1,6% 13,9%
Principali ordinativi di macchinari (Mensile) (Ago) 6,8% -4,0% 11,0%

 

Gli ordinativi di macchinari non sono certo uno dei dati macro-economici più importanti ma , soprattutto per un Giappone che viene da anni di stagnazione sono invece indicatore sensibile che qualifica  significativamente il contesto di accelerazione economica in corso.

Anche perché battere il consensus 12,6% vs 1,6% e addirittura +6.8% mensile quando le attese erano per un calo a -4% rappresenta un segnale forte di ottimismo delle aziende ma direi un gradino oltre la mera fiducia perché qua si tratta di investire concretamente nel rinnovamento della filiera produttiva.

E proprio su questo ci piace soffermarci e prendere a modello per le nostre aziende.

Il Giappone deve la sua ripresa alla certosina costanza con cui ha continuato, testa bassa, a lavorare nelle lunghe fasi critiche che ha attraversato trovando poi finalmente la “quadra”, per l’attuale ripartenza significativa, nel momento stesso in cui ha iniziato a investire fortemente nell’innovazione. A puntare su un futuro meno inquinato con le auto green (le ibride per intenderci). Nello stesso tempo è rimasto all’avanguardia quasi monopolista nel settore motociclistico.

Accanto a questo, aziende come la Sony hanno saputo, a differenza di altri colossi tecnologici, rinnovarsi e mantenere o meglio riprendere una posizione dominante che per diversi anni ha fortemente vacillato sotto gli attacchi della concorrenza. E questo è accaduto tramite scelte mirate compresa quella di abbandonare filoni, come ad esempio quello della telefonia mobile, troppo affollati.

Il più 8,43% dell’indice giapponese a 12 mesi e il +3.26% da inizio 2018 rappresentano picchi di eccellenza in un ‘annata che vede ancora molte borse in negativo ben distanti dai record americani e appunto dalla buona tenuta della borsa nipponica.

Il Giappone in sostanza rappresenta in questa fase una conferma gradita che l’occhio degli operatori di borsa non si è completamente scordato di porre attenzione anche ai dati macro-economici.

Il QE per lunghi tratti di andamento dei listini ha dato la precisa sensazione che ormai i prezzi fossero incanalati nel loro divenire, in America quasi esclusivamente rialzista, all’interno dell’enorme flusso di liquidità disponibile, dimentichi di ogni logica economica, ragionamento che invece di base dovrebbe qualificare le scelte degli titoli da mettere in portafoglio.

Il termine del QE americano, il rialzo dei tassi del settore obbligazionario che torna ad essere un competitors appetibile nonché gli annunci che anche la BCE si avvia verso una fase monetaria meno malleabile, sono i fattori principali che hanno riavvicinato i money manager a valutazioni fondamentali e di rischio/redditività nella composizione dei propri portafogli.
Un cambiamento forte, un ritorno al passato(un passato semmai fatto di maggiore ragionevolezza…) che non sarà privo di conseguenze.
Teniamone conto!.

Consigliati per te