Conoscere questo tasso è molto importante per chi ha soldi sul conto corrente e non sa regolarsi

conto corrente

Negli ultimi mesi l’economia nazionale ha ripreso a girare a ritmi sostenuti. Ovunque c’è tanta voglia di fare e di recuperare il tempo perso dopo i mesi della pandemia.

Quando l’economia va forte, spesso aumenta anche l’inflazione. Le utenze domestiche, la benzina, i generi alimentari, etc. tutto costa di più. Un bel problema per chi percepisce un reddito da lavoro dipendente e per chi ha ricchezze ferme.

Con il passare del tempo, lo stipendio fisso (qui al link una tecnica su come gestirlo al meglio), e non adeguato all’inflazione, equivale a una riduzione della busta paga. Anche le ricchezze tenute ferme, non investite, progressivamente perdono valore.

Ad esempio, 100.000 euro nel 2021 consentono di acquistare un trilocale in un paese di provincia. Ma quei soldi, lasciati fermi sul conto in tempo di inflazione, dopo poco tempo non sono più sufficienti. Ad esempio, dopo 2-3 anni servono 105.000 per comprare sempre quell’identico trilocale.

Il tasso d’inflazione contenuto della NADEF

Nella NADEF (Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza) appena approvata, il legislatore ha rivisto al rialzo i tassi d’inflazione. Per il 2021, infatti, si è passati dall’1,1% del DEF all’1,5% nella NADEF.

Dunque, conoscere questo tasso è molto importante per chi ha soldi sul conto corrente e non sa regolarsi. Questo tasso d’inflazione, infatti, offre un riferimento attendibile per capire cosa deve fare il piccolo risparmiatore. Cioè mantenere ancora i soldi fermi sul conto e subire perdite oppure studiare un piano d’azione?

Quanti danni crea questo tasso su ipotetici 100.000 euro?

Riprendiamo l’esempio dei 100.000 euro ipotizzati sul conto per tutto il 2021. Se l’1,5% di inflazione fosse confermato a fine anno, la perdita sarebbe pari a 1.600 euro circa. Oltre al carovita, infatti, ci sono 34,20 euro di imposta di bollo e le spese tenuta conto (ipotizziamole pari a 65 euro).

Il Lettore potrebbe dire che si tratta di “un costo inevitabile” rispetto al rischio più ingente di perdere soldi investendo. La storia recente, del resto, è piena zeppa di casi di risparmio tradito.

Tuttavia, vanno fatte almeno due considerazioni. Anche il conto corrente è una (libera) scelta d’investimento, che produce costi ingenti quando l’inflazione è elevata. A titolo di esempio, ecco quanto valgono 10.000 euro sul conto corrente o sotto il materasso dopo 20 anni.

In secondo luogo ricordiamo che l’inflazione in genere sale quando l’economia va forte. In questi casi, ci sono le aziende alla base della crescita.

Tuttavia, per le aziende quotate in Borsa succede che le loro quotazioni crescono nel tempo (non in tutti i casi, ovviamente). Inoltre molte aziende distribuiscono dividendi migliori rispetto agli anni di crisi.

Morale: in simili periodi, restare fuori dai mercati è come assistere a un ricco banchetto ma senza prenderne parte. Ossia vedere ma non sedere a quel tavolo.

Conoscere questo tasso è molto importante per chi ha soldi sul conto corrente e non sa regolarsi

Il tasso d’inflazione dell’1,50% è molto utile anche per chi ha i soldi investiti.

Per il 2021, un tasso attivo al di sotto di quella soglia sta generando rendimenti reali in perdita. Il rendimento reale si ricava togliendo, al rendimento lordo, le tasse più le spese e l’inflazione.

Vale il contrario invece per chi si è garantito rendimenti pari o superiori all’1,50%. Nella peggiore delle ipotesi, infatti, sta mantenendo invariata la sua ricchezza.

Approfondimento

La scimmia che compra e mantiene guadagna sempre sui mercati.

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