Conoscere l’impact investing potrebbe essere molto utile

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La pandemia sta trasformando il modo di vivere nelle città e, in prospettiva, le stesse città. Da una parte il lockdown ha costretto le persone a restare a casa. E quindi a rivedere il proprio stile di vita nella propria abitazione. Molti hanno iniziato a valutare la possibilità di allontanarsi dalle città, troppo densamente abitate. Ovviamente grazie alle modalità di lavoro da remoto, l’ormai onnipresente smart working. Le città hanno comunque ripreso a vivere, una volta terminate le fasi di chiusura e confinamento. E continueranno a confermarsi come i centri nevralgici della vita. Vita economica, sociale e culturale, quindi ad ogni livello.

Ma occorrerà ripensarle, per renderle meno inquinate. E quindi anche in grado di offrire uno stile di vita migliore, risolvendo problemi creati o rafforzati dalla pandemia. Bisogna alleggerire il traffico urbano, e ridurre gli assembramenti nei mezzi pubblici. Per fare questo, bisogna intervenire nelle periferie, sulle infrastrutture, e con l’housing sociale. L’obiettivo dichiarato è l’impegno a ridurre le diseguaglianze sociali amplificate dalla crisi.

Su questi aspetti, anche la finanza può giocare un ruolo. Può farlo sostenendo l’impact investing. Conoscere l’impact investing potrebbe essere molto utile, quindi.

Conoscere l’impact investing potrebbe essere molto utile

Dall’housing alle infrastrutture, dal sociale alla vita culturale. Sono parecchi i campi in cui l’impact investing (investimenti di impatto in italiano) può intervenire per migliorare la vita nelle città. A maggior ragione dopo l’emergenza e la crisi del coronavirus. Emergenza e crisi che hanno comportato una revisione delle priorità di chi vive nelle città. E un desiderio di tornare a ritmi meno frenetici. Che era già presente da tempo, ma che adesso ha ricevuto nuova linfa. Una tendenza in moto è che i centri urbani più piccoli potrebbero inaspettatamente diventare poli d’attrazione di capitale umano e finanziario. Questo ovviamente se il lavoro da casa diventasse parte strutturale di un nuovo modo di lavorare.

Se così fosse, ciò rappresenterebbe un’opportunità d’investimento interessante per gli investimenti ad impatto sociale. Ovviamente focalizzati sulla riqualificazione dei centri urbani minori. Non solo in Italia, ma anche in Europa. Ci sono ormai dinamiche strutturali che chi si occupa di investimenti ad impatto sociale non può non vedere. Il mercato del lavoro, per esempio. Che sta diventando più polarizzato. Tra lavori alta intensità di conoscenza, più sicuri, e lavori che subiranno gli effetti dell’automazione. Questo pone un problema sociale bello grosso. Che si chiama riqualificazione e aggiornamento delle competenze della forza lavoro europea. Di pari portata la transizione verso modelli di mobilità urbana più sostenibili. Come l’aumentato numero di biciclette, tradizionali ed elettriche. Qualcosa sta cambiando, ed in fretta.

Il principio fondamentale degli investimenti di impatto

È investire in imprese capaci di generare un impatto sociale ed ambientale positivo, insieme ad un ritorno finanziario. Ci sarà un bisogno maggiore, nei prossimi anni, di strategie d’investimento innovative. Strategie pensate per fornire soluzioni a questi problemi strutturali. E che allo stesso tempo generino un ritorno finanziario per gli investitori.

E quali sono i settori che sono cresciuti di più negli ultimi 5 anni, nell’impact investing? Acqua, sanificazione e igiene sono al primo posto. L’aumento degli investimenti qui è stato del 33%. E poi ci sono i servizi finanziari, con un aumento del 30%. La salute segue con il +23%. Hanno visto deflussi, nello stesso periodo, solo 3 settori. Manifattura, Istruzione e Arte & Cultura. Se ne vedono gli effetti, purtroppo.

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