Con queste carte i risparmi e gli omaggi sono assicurati, ma le offerte non sempre ci fanno spendere quanto avremmo voluto

carte di pagamento

Tutti noi abbiamo accumulato moltissime fidelity card: le conserviamo nel portafogli, nel porta tessere, oppure nelle più tecnologiche app appositamente ideate.
Siamo spesso attenti alle offerte che i diversi fornitori propongono e ci mettiamo alla ricerca della migliore proposta.
Per non parlare delle raccolte punti che portano ad ottenere omaggi più o meno utili, alle volte con un’integrazione in denaro, altre volte in maniera totalmente gratuita.

Insomma, queste tesserine ci aprono un mondo di vantaggi ai quali oramai siamo talmente abituati da non poterci rinunciare.

Con queste carte i risparmi e gli omaggi sono assicurati, ma le offerte non sempre ci fanno spendere quanto avremmo voluto

La carta fedeltà, come suggerisce il nome stesso, nacque dalla necessità di fidelizzare il cliente inducendolo a preferire sempre lo stesso fornitore e rendendo quest’ultimo il punto di riferimento negli acquisti.

Le fidelity hanno origine americana. Furono introdotte in Italia negli anni novanta da Tom Wilson, allora consulente della Mc Kinsey & Co.. Il lancio nel Belpaese avvenne attorno al 1994 e da allora se ne è affinato l’uso apportando sempre più vantaggi per le aziende. Già dai primi utilizzi è parso chiaro che con queste carte i risparmi e gli omaggi fanno gola a tutti.

Ma vediamo qual è la convenienza per le aziende

Oltre alla fidelizzazione del cliente, le aziende mirano a conoscere gusti ed abitudini di ognuno di noi. Utilizzando le carte fedeltà accettiamo dunque di entrare a far parte di una sorta di “Grande Fratello” del marketing.

I fornitori conosceranno ciò che compriamo abitualmente, l’orario ed i giorni in cui ci accingiamo a fare acquisti. Ma anche quali prodotti scegliamo soltanto in occasione delle offerte speciali, in quali punti vendita ci rechiamo più di frequente, quali sistemi di pagamento utilizziamo abitualmente e via discorrendo.

Questo sistema per alcuni è sgradevole, ci sono persone che non desiderano essere monitorate e dunque preferiscono rinunciare ai vantaggi che si hanno.

Altri invece, e pare siano la maggioranza dei consumatori, preferiscono aderire a questo metodo scambiando la propria privacy con qualche proposta commerciale allettante o qualche omaggio.

Il marketing che sta dietro le fidelity cards si è andato affinando nel tempo ed oggi l’ottenimento delle carte viene percepito da molti come la porta di accesso ad un club, ad una comunità, anche grazie alle pagine dedicate esistenti sui social, all’interazione continua che le realtà commerciali hanno instaurato con il cliente, in una realtà spesso virtuale dove il brand la fa da padrone a scapito dell’individuo e della sua riservatezza.

Le carte fedeltà non sempre sono sinonimo di convenienza

Infatti, grazie alla miriade di informazioni ottenute, i fornitori sono in grado di allettare il cliente. Lo potrebbero indurre ad acquistare prodotti non necessari, creando bisogni anche laddove non esistano.

Per tutelarsi quindi sono necessari degli accorgimenti. Bisogna leggere il più attentamente possibile le schede che ci vengono sottoposte al momento dell’emissione della carta. Sono necessarie di solito tre sottoscrizioni: il consenso a fornire i dati anagrafici, il consenso a ricevere offerte commerciali ed il consenso all’utilizzo delle proprie abitudini d’acquisto per ricerche di mercato. Soltanto la prima firma è necessaria per l’ottenimento della carta. Dunque negando gli altri due consensi potremo proteggere maggiormente la nostra privacy.

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