Comprare titoli ad alto dividendo in tempi di coronavirus

intesa sanpaolo

Si legge parecchio sia sulle riviste o i quotidiani specializzati, che sui blog, che sui social, quanto sia bello, buono e giusto investire in società che staccano ricchi dividendi. Ma è corretto farlo?

Comprare titoli ad alto dividendo

Spesso, ahinoi, non si scelgono più le società in base alle prospettive del business in cui operano, basta la cedola, possibilmente ricca. Ripetiamo: conviene? Pazienza, pare, se nel frattempo il titolo scende; tanto c’è la cedola… E, con essa, tutte le speranze che l’accompagnano. Ma, come recita il popolare detto “chi visse sperando, morì…” (“non si può dire”, dicevano i Litfiba in una popolare canzone del 1990).

Purtroppo bisognerebbe dare credito ai vecchi adagi che, nascendo dalla saggezza popolare, hanno solide basi. Articoli a tal proposito, apparsi sulla stessa stampa specializzata di cui sopra, riportano alla cruda realtà. Ovverosia, che non tutte le società sono convenienti come investimento solo perché forniscono un discreto o buon dividendo. Tutt’altro.

Titoli dai dividendi generosi come Intesa Sanpaolo (MIL:ISP), Eni, Poste Italiane, UnipolSai o Telecom sono quelli più a rischio in questa fase di mercato. Perché? Perché essendo molto liquidi sono quelli più facili da smobilizzare per arginare altre perdite.

Investire sui titoli ad alto dividendo è una strategia rischiosa, che va affrontata con molta, molta attenzione. Purtroppo è molto gettonata perché sembra di ottenere la quadratura del cerchio: investire ottenendo ogni anno una gratificazione, rappresentata dalla cedola. Per diverse persone è come investire in obbligazioni, addirittura…

Conviene?

Comprare titoli ad alto dividendo ed investire solo sulla base di questo  può presentare nel tempo diverse controindicazioni. Non è, perciò, assolutamente una strategia “vincente” in modo assoluto, né tantomeno relativo. Non è scritto da nessuna parte che siccome un’azienda distribuisce un generoso dividendo sia un affare, che lo farà anche in futuro o che recupererà sempre il valore del dividendo dopo lo stacco.

Le aziende che pagano alti dividendi sono sensibili alla concorrenza esattamente come quelle che non lo fanno. Magari proprio una di queste aziende potrebbe essere eliminata dal suo mercato di riferimento da una società che invece trattiene l’utile in azienda, e lo reinveste con efficacia nel proprio business. Spesso, purtroppo, i panieri formati da titoli con maggiori dividendi sono quelli che hanno perfino perso di più nelle fasi “orso”. Il loro valore nel tempo è cresciuto meno rispetto a quello dei titoli normali.

Protegge sempre?

Ahinoi, spesso no. Se si comprano questi titoli solo credendo semplicemente che un portafoglio basato di loro sia in grado di proteggere maggiormente nelle fasi di discesa e di salire di più nelle fasi rialziste, si fa un grossolano errore di valutazione.

Cosa fare, allora? Semplice. Discriminare e diversificare. Discriminare significa guardare con attenzione alle singole aziende, esaminando se hanno un business solido e con un evidente vantaggio competitivo. Diversificare significa non mettere tutte le uova in un solo paniere, ovvero scegliere diversi asset di investimento ed una corretta asset allocation.

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