Come si comporterà la FED nei confronti dell’inflazione nei prossimi mesi?

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Da più parti si continua a sostenere la tesi secondo la quale l’aumento del costo della vita non dovrebbe essere, per il prossimo futuro, una minaccia per i mercati azionari. In altre parole si confermerebbe la tesi avanzata dalle Banche centrali, e in prima linea dalla Federal Reserve statunitense, secondo cui la fiammata che si sta vedendo sui prezzi al consumo sarà solo momentanea. Ma, in realtà, come si comporterà la FED nei confronti dell’inflazione nei prossimi mesi? L’argomento è al centro di un dibattito ormai da diversi mesi. Anche perché la stessa inflazione il cui andamento si sta cercando di interpretare, è figlia anche delle tante manovre di stimolo e sostegno all’economia varate proprio dalle Banche centrali nel corso degli ultimi anni. Anzi, in particolar modo dei piani d’aiuto che BCE, FED e gli altri istituti hanno creato in seguito alla crisi economica mondiale nata con la pandemia.

Come si comporterà la FED nei confronti dell’inflazione nei prossimi mesi?

L’aumento dei prezzi al consumo registrato negli States ha colto tutti di sorpresa. Da qui il sospetto, reso di JP Morgan, di un’inflazione che potrebbe durare a lungo, ben più della fiammata prospettata dai vertici FED. Chi invece getta acqua sul fuoco è Goldman Sachs che relega l’inflazione ad un fenomeno momentaneo. Quindi, proprio per questo motivo, non dovrebbe costituire un pericolo per la ripresa dei mercati. Ad ogni modo, però, i numeri pesanti (+5% su base annua) hanno indotto una parte della comunità degli analisti a pensare che la FED potrebbe iniziare a pensare ad una possibile exit strategy già nei prossimi mesi. Il che, però, andrebbe in direzione diametralmente opposta a quanto sostenuto ormai da mesi dal governatore della Banca centrale USA, Jerome Powell.

Al centro di tutto resta ancora un’inoppugnabile verità e cioè quella di una pressione sui prezzi delle materie prime. Pressione talmente forte da mettere a rischio la catena produttiva di intere filiere. Alimentari inclusi. Ma è proprio questo, ripetono da Goldman, il fattore che ha portato all’aumento dei prezzi e che, ampiamente contemplato, non fa spaventare i mercati Si tratta, quindi, di una realtà che rimarrà in vita solo per qualche mese. Nulla che porti la FED a rivedere le sue decisioni nel lungo periodo.

Diametralmente opposto, invece, il parere di Deutsche Bank secondo cui proprio la pressione sulle materie prime, le politiche di stimolo e le spese private sarebbero delle spie che indicherebbero addirittura il pericolo di una possibile recessione. Pericolo che si concretizzerebbe qualora la FED non prendesse provvedimenti adeguati.

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