Come scegliere il miglior pellet per stufe per risparmiare sui costi di manutenzione e riscaldare la casa

pellet

Secondo l’ultimo Report di Bioenergy Europe, la produzione globale di pellet e il suo consumo sarebbero in costante crescita. Un dato che non sorprende, in quanto si tratta di un combustibile ecosostenibile ed economico, come lo stesso rapporto mette in luce.

Anche nel nostro Paese, sempre più persone scelgono di usare il pellet come combustibile per riscaldare le proprie case. Ma come scegliere il miglior pellet per stufe per risparmiare sui costi di manutenzione e riscaldare l’abitazione?

Il costo del pellet

Un sacco da 15 kg di pellet ha un prezzo che si aggira dai 3 ai 5 euro e che può variare a seconda di alcune sue caratteristiche.

Sicuramente il costo non è l’unico fattore di cui tenere conto nell’acquisto. Quando si compra il pellet è importante accertarsi che abbia determinate caratteristiche in modo da massimizzare la resa calorica del sistema di riscaldamento.

Si ricorda anche l’importanza di comprare una stufa di qualità nonché adatta alle proprie esigenze. Infatti, per scaldarsi in inverno ecco la migliore stufa a pellet da acquistare tra queste 20 secondo un’indagine.

Come scegliere il miglior pellet per stufe per risparmiare sui costi di manutenzione e riscaldare la casa

Assicurarsi della presenza di certificazioni

Esaminando accuratamente la confezione ci si può assicurare della presenza di certificazioni che garantiscono la qualità del combustibile. A livello europeo fa fede ENPlus, la cui presenza assicura che siamo davanti ad un prodotto che rispetta gli standard qualitativi minimi lungo tutta la filiera e privo di agenti chimici dannosi.

Bisogna assicurarsi sia della presenza del marchio di certificazione che del codice identificativo del prodotto nonché della classe di qualità (A1, la migliore, A2 e B).

Nel nostro Paese è noto anche il marchio di qualità Pellet Gold, sviluppato e assegnato dall’Associazione Italiana Energie Agroforestali.

Controllare la quantità di cenere

L’utilizzo di pellet con un’alta percentuale di cenere costringe a prestare più frequentemente manutenzione alla propria stufa e di conseguenza a spendere più soldi. Inoltre inquina maggiormente e rende più difficile la pulizia dell’apparecchio.

Secondo la scala di riferimento europea il pellet A1 dovrebbe ad esempio avere un contenuto di ceneri dello 0,7% circa. Vale la pena spendere un po’ di più per acquistare il pellet e risparmiare tempo e soldi per la pulizia e la manutenzione della stufa.

Accertarsi che il tasso di umidità sia compreso tra 8 e 12%

In caso contrario, il pellet tenderà ad essere ricco di resine, che si attaccheranno alle pareti della stufa rendendone difficile la pulizia. Inoltre un pellet con un tasso di umidità eccessivo offrirà una bassa prestazione energetica. Anche quest’indicazione è di norma riportata sulla confezione del pellet.

Dimensioni e materiale del pellet

Il pellet ideale per la maggior parte delle stufe ha un diametro di 6 mm e lunghezza dai 10 ai 40 centimetri. Un combustibile delle giuste dimensioni facilita il sistema di alimentazione e brucia meglio. Anche il materiale di cui è composto il pellet deve condizionare l’acquisto.

Meglio prediligere pellet ricavati da una singola tipologia di legno e non misti. Un legno 100% faggio ha quasi sempre una resa maggiore rispetto ad un pellet misto 50% abete e 50% faggio.

A seconda delle proprie esigenze si può scegliere di quale legno debba essere il pellet della propria stufa. I legni si dividono in due categorie: dolce e duro.

Essenze di legno dolce

Le più note sono l’abete rosso e bianco, il larice, l’ontano e il pioppo. Bruciano con facilità e si consumano piuttosto in fretta, sprigionando alte temperature.

Essenze di legno duro

Vi si annoverano legni come il faggio, il frassino o il rovere. Sviluppano un calore termico duraturo ma poco intenso e inoltre sono più difficili da accendere. In genere sono considerati i legni capaci di garantire prestazioni migliori.

Esistono anche pellet che non sono ricavati dal legno ma da altre materie prime. Un esempio è il pellet di mais, che ha un costo minore ma quantità di ceneri e umidità più elevate di quello in legno. Per ovviare al problema, in genere lo si miscela con biomasse di origine legnosa.

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