Come riconoscere il pesce fresco e non congelato e alcuni trucchi utilizzati da rivenditori senza scrupoli che potrebbero provocare anche mal di testa e reazioni allergiche

pesce

Specialmente per chi vive in luoghi situati vicino al mare, è d’abitudine l’acquisto del pesce da inserire nella propria alimentazione.

Non sempre però si dispone del proprio fornitore di fiducia e dunque bisogna affidarsi alla propria capacità di scelta e ad un pizzico di fortuna. Si fortuna, perché vi sono moltissimi casi di truffe al consumatore, complice anche la difficoltà nel riconoscere la freschezza e la provenienza della merce. In un precedente articolo abbiamo indicato come capire se il pesce congelato viene “spacciato” per fresco, ora andremo oltre.

Come riconoscere il pesce fresco e non congelato e alcuni trucchi utilizzati da rivenditori senza scrupoli che potrebbero provocare anche mal di testa e reazioni allergiche

Ci sono pesci che possono essere venduti al posto di altri come ad esempio il brosmio, una specie atlantica meno pregiata  al posto del baccalà. Oppure il pangasio del Mekong, allevato per lo più nel delta dell’omonimo fiume vietnamita al posto delle sogliole.

Negli ingrossi ittici alcuni fornitori privi di scrupoli agiscono a vantaggio del profitto, danneggiando la filiera. Questi rivenditori adottano sistemi truffaldini e criminali per ingannare il cliente ma diremo come riconoscere il pesce fresco e sfuggire ai raggiri.

Un metodo utilizzato ad esempio per “ringiovanire” un pesce spada non più freschissimo è quello di lucidare la pelle con dell’olio per il corpo. Incidono leggermente la spina dorsale del pesce per recuperare del sangue utile a colorare le branchie oramai anemiche. In ultimo si passa del silicone sull’occhio per renderlo più vivido. Ed il raggiro è servito. Quello appena descritto è solo uno dei trucchi quasi impossibili da scoprire per un occhio non proprio esperto.

Si arriva in alcuni casi ad aumentare il peso delle sogliole gonfiandole. Il tonno ad esempio potrebbe essere trattato con il monossido di carbonio per conferirgli un colore rosso intenso mascherandone il deterioramento dovuto al prolungamento della vita commerciale. L’acqua ossigenata può essere usata per sbiancare i molluschi cefalopodi come polpi, totani, seppie e calamari. Un’innumerevole lista di alterazioni alimentare che non giovano certamente alla nostra salute.

Anche gli additivi naturali possono nascondere delle pecche

Vi è poi l’utilizzo di coloranti naturali come il succo di rapa rossa, che deve essere indicato in etichetta. Gli esperti sostengono tuttavia che si utilizza per nascondere l’uso del monossido di carbonio, additivo non consentito. È facile tuttavia scoprire la presenza del succo di rapa. Se il ghiaccio sottostante il pesce è tinto di rosso significa che è stato utilizzato questo colorante naturale.

Ciò che si può trovare in etichetta è ovviamente lecito ma non per questo consigliabile. L’indicazione di sigle quali E330 ed E331 rappresentano la presenza di acido citrico e citrati di sodio, antiossidanti che servono per far apparire il pesce più fresco. Anche l’uso di solfiti deve essere riportato in etichetta e viene di solito utilizzato per evitare l’annerimento della testa di crostacei. Quelli consentiti non sempre sono additivi nocivi. In alcuni casi possono addirittura migliorare la sicurezza del prodotto. Tuttavia devono essere segnalati perché in alcuni soggetti predisposti possono provocare mal di testa e reazioni allergiche.

Insomma un vero percorso ad ostacoli per un consumatore che desideri mettere in tavola un prodotto sano e fresco.

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