Come reagirà la BCE davanti all’inflazione record di dicembre

BCE

I numeri confermano quanto già si sapeva: l’inflazione europea torna a correre anche nell’ultima parte del 2021. Infatti i dati macro pubblicati oggi, sebbene preliminari, si riferiscono al dicembre appena trascorso e parlano di un +5% a dicembre, anno su anno. Si tratta di un traguardo storico, che supera anche il 4,9% registrato a novembre. Una vera e propria impennata causata per lo più dal rialzo degli energetici.

Un rialzo che sembra essere in contrasto con la costante diffusione dei contagi. Un contrasto, però, solo apparente. Infatti la variante, sebbene più contagiosa, è anche meno aggressiva, quindi non dovrebbe portare ai lockdown visti in passato. Il che significherebbe una domanda in aumento ma anche possibili difficoltà di approvvigionamento. Ma non è solo il Covid con la sua ultima variante a influenzare il rialzo del petrolio. Anche i disordini in Kazakistan stanno avendo un impatto sulle quotazioni. Da ricordare che il Paese produce circa 1,6 milioni di barili di petrolio al giorno, una fonte importante qualora, a causa degli scontri, dovesse essere tagliata.

Intanto, dando uno sguardo ai mercati, quelli del Vecchio Continente risultavano alle 12.30 quasi tutti in territorio positivo, seppur di qualche decimo di punto. In effetti Piazza Affari superava lo 0,5% salendo quindi sul trono dei best performer. Bene le cose anche sul Cac 40 con lo 0,1% in territorio positivo mentre il Ftse 100 di Londra aleggiava intorno alla parità. Chi invece pativa più degli altri era il Dax tedesco, in perdita dello 0,1%.

Come reagirà la BCE davanti all’inflazione record di dicembre

Altro dato macro da sottolineare è quello del lavoro statunitense. I numeri pubblicati ieri sui sussidi di disoccupazione (dato settimanale) vedevano un aumento a 207mila unità invece delle precedenti 200mila. Per quanto riguarda gli appuntamenti di oggi, si guarda alla variazione occupati di dicembre a 199mila unità nei settori non agricoli, praticamente meno della metà di quanto visto precedentemente (400 mila nuovi posti di lavoro) e delle proiezioni che speravano in qualcosa come 445mila nuovi posti.

Tornando in Europa, invece, come reagirà la BCE davanti all’inflazione record di dicembre sembra  essere la domanda che circola tra gli operatori. Soprattutto dopo la pubblicazione degli ultimi dati dei prezzi al consumo. Infatti con questo rally è possibile che la BCE, così come anche le altre Banche centrali, sia costretta a mettere in atto una sterzata più vigorosa di quanto essa stessa avesse progettato. Lo sospettano gli analisti di Berenberg che nelle loro previsioni per il 2023 parlano di una BCE al lavoro per preparare il terreno di un primo rialzo nella primavera del 2023.

Ovviamente l’impatto che si registrerà sui mercati a causa dell’aumento repentino del costo della vita riguarderà più che altro le previsioni sulle future mosse della BCE. Mosse che a questo punto potrebbero prevedere, ma come sempre il condizionale è d’obbligo, un inasprimento delle misure prese. Come recentemente visto con la FED.

Proprio ieri, infatti, la pubblicazione delle minute dell’ultima riunione di dicembre ha evidenziato, da parte dei vertici della Banca centrale USA, la volontà di attuare una politica più aggressiva rispetto a quanto inizialmente previsto. Lo stesso presidente della Federal Reserve di St.Louise, James Bullard, ha fatto intendere che un primo rialzo dei tassi a marzo non è da escludersi.

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