Come pagare meno tasse sugli investimenti?

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Come pagare meno tasse sugli investimenti? E’ il sogno, dichiarato o meno, di tutti. Pagare il meno possibile di tasse sui guadagni da investimenti che riusciamo a fare, quando e se ci riusciamo.

Va subito detto che noi italiani siamo abbastanza fortunati, in quanto a tasse da pagare sui capital gain, cioè i guadagni, degli investimenti. Il nostro 26% di tasse su tutti gli strumenti finanziari, meno che i titoli di Stato, tassati al 12,5%, è nella media europea. Certo, potremmo voler investire in titoli governativi bulgari, croati, greci, irlandesi, lettoni o sloveni, ed allora non pagheremmo nessuna tassa. Oppure in quelli ciprioti, e pagheremmo solo il 3% di tasse. Bulgaria e Croazia si confermano totali paradisi fiscali anche sugli altri strumenti finanziari. Zero tasse anche in questi Paesi. Tutti quelli citati prima fanno pagare meno tasse di noi anche su azioni, obbligazioni ed affini, ed anche parecchi altri. Da evitare la Francia, molto più vessatoria di noi in ogni campo, e la Danimarca.

Ma se volessimo rimanere a tutti i costi in Italia, quali metodologie permesse potremmo mettere in atto per pagare meno tasse sugli investimenti?

Come pagare meno tasse sugli investimenti?

In Italia, purtroppo, c’è un sistema unico al mondo, un sistema che distingue tra redditti di capitale (o diretti) e redditi diversi. Ai primi appartengono ETF, fondi comuni, cedole delle obbligazioni e dividendi delle azioni. Ai secondi azioni, obbligazioni, ETC, certificati e derivati (cioè opzioni e futures). E’ solo sui secondi che si possono compensare sistematicamente guadagni (plusvalenze) e perdite (minusvalenze) conseguiti con i vari strumenti finanziari. Una situazione paradossale. Perché? Perché se un titolo obbligazionario stacca cedole e un titolo azionario dividendi, i guadagni sono tassati anche se di recente l’investitore può aver subito delle perdite.

Volete altri esempi folli? Vendete un titolo in perdita, ma la banca vi fa sapere che siccome avete preso la cedola o il dividendo, dovete pagare lo stesso le tasse su quelli. Ed ancora peggio va ai fondi comuni, strumenti già cari di loro. Non si possono compensare le perdite su questi strumenti con i guadagni sui medesimi. Questo perché, per le follie delle leggi italiane, i redditi di capitale non sono mai compensabili con eventuali perdite (minusvalenze) precedenti. I redditi diversi lo sono, ma solo nell’arco dei 4 anni successivi a quello in cui la perdita si è verificata.

Cosa fare, quindi?

Poco o niente. Qualcuno, in maniera artigianale, gioca con plusvalenze e minusvalenze di strumenti diversi. Ma è un procedimento rischioso, che rischia di provocare più danno di quello che cerca di rimediare. In fin dei conti, vale molto di più la pena di investire direttamente nelle nazioni che abbiamo citato all’inizio. Le quali, dopotutto, fanno parte dell’Unione Europea. Bulgaria e Croazia, poi, tra non molto entreranno anche nell’Euro. Grecia, Irlanda, Lettonia e Slovenia ne fanno già parte, così come Cipro.

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