Come l’attuale concezione dello spazio urbano cambierà le nostre città, migliorandole

duomo milano

È in pieno svolgimento ormai da più di un ventennio e in varie parti dello Stivale, soprattutto nelle periferie, una rigenerazione urbana senza precedenti. Questa porta con sé cambiamenti degli spazi urbani, sia strutturali, sia culturali e di appartenenza civica.

Vari eventi hanno determinato questo processo in cui sono entrati in una rete sempre più efficiente: persone, istituzioni, architetti, associazioni locali. Stiamo parlando della chiusura di grandi fabbriche, della nascita di nuovi progetti urbani sempre più popolati. Inoltre, dell’esplosione di iniziative culturali e di intrattenimento e della nuova mobilità “car/bike sharing”.

La prospettiva oggi si traduce non più tanto nel voler costruire muri, palazzi o ennesimi pezzi di cemento, ma si sta declinando maggiormente nel recuperare volumi già esistenti, piantare un albero o riqualificare una zona abbandonata o green, implementandola. Tutto ciò al fine di facilitare uno sviluppo più vivibile della città, ma anche una più qualificata socializzazione. La trasformazione degli spazi in “luoghi” a misura umana e più verdi, infatti, stimola l’acquisizione di nuove abitudini e nuovi stili di vita, favorendo partecipazione e inclusione.

Per comprendere come l’attuale concezione dello spazio urbano cambierà le nostre città, migliorandole, è sufficiente considerare ciò che è stato realizzato a Milano, dal famosissimo Bosco Verticale al progetto del Parco Portello o a quello di Bam, la Biblioteca degli alberi.

Non solo le grandi città, però, sono dentro questa transizione sostenibile. Esistono, infatti, progetti bellissimi, cominciati anche prima di quelli. Nel Borgo Museo di Castagno di Piteccio, nel Comune di Pistoia, in Toscana, si incontra l’arte in ogni angolo. In simbiosi con le viuzze e le pietre grigie delle case, grazie all’operato di artisti di tutto il Mondo. Oppure possiamo ammirare anche i meravigliosi murales di Diamante, in Calabria, descritti in un nostro precedente articolo.

Come l’attuale concezione dello spazio urbano cambierà le nostre città, migliorandole

Occorre partire sicuramente da una visione. Oggi tutto si lega insieme e crea connessioni estremamente rilevanti e imprescindibili: benessere e inclusione, resilienza climatica, natura, arte e contesti urbani. Laddove si sviluppa una visione su queste parti, informale e anche un po’ imperfetta, si può cominciare a lavorare sui piani regolatori e a impreziosire i paesaggi urbani.

Quando poi questa visione parte dal basso, inizia a comporsi tra i cittadini, dai dialoghi con le istituzioni e viene slanciata dai progettisti, si accelerano le volontà di realizzare le azioni messe in programma. La pandemia, inoltre, ha rafforzato l’idea che le proprie residenze diventeranno troppo piccole. Pertanto, lo spazio pubblico, magari quello prossimo anche al portone di casa, si presenterà come una sua estensione e sarà sempre più frequentato e abitato, diventando nuovo “teatro” del vivere insieme.

È in questa dimensione che la società potrà provare a curare le proprie disgregazioni. Tentando, così, di ricostituirsi come comunità e cioè come “cum munus”, ossia dono reciproco.

Approfondimento

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