Come innestare la ripresa economica e creare un nuovo Rinascimento italiano? Con una nuova IRI

Come innestare la ripresa economica e creare un nuovo Rinascimento italiano

Presto arriverà il momento della ripartenza della vita quotidiana. Occorre però fin da subito capire come innestare la ripresa economica e creare un nuovo Rinascimento italiano. Il dibattito di questi giorni si sta concentrando su come trovare le risorse, i miliardi necessari. Ma è altrettanto importante capire cosa farne di quei miliardi. Come investirli in modo intelligente per non sprecare questa enorme opportunità?

Come innestare la ripresa economica e creare un nuovo Rinascimento italiano?

Immaginiamoci di rimettere in funzione un auto ferma da molto tempo. Sarà necessario prima di tutto fare una verifica di ciò che funziona e di ciò che è danneggiato. Ciò che non funziona andrà riaggiustato o cambiato.  E queste manutenzioni, queste riparazioni devono essere fatte solamente da un meccanico esperto, da qualcuno che sappia dove mettere le mani. Ma prima di fare nomi, e qui ha ragione Carlo Cottarelli, occorrono delle idee e serve un progetto. Anche se idee e progetti sono frutto della mente umana, e quindi la scelta dei nomi per guidare una ricostruzione ha la sua rilevanza. Non è una questione di soldi. Abbiamo oramai appurato che nella migliore delle ipotesi all’Italia non basteranno 100 miliardi. Il rapporto deficit/pil andrà al 5% e il debito pubblico al 150%, dall’attuale 134% sul Pil.

E’ un problema? Dipende

Senza un progetto valido di rinascita anche un fiume di denaro non sarebbe che un pannicello caldo.

Come innestare la ripresa economica e creare un nuovo Rinascimento italiano? Questo è la questione reale e che va affrontata subito. E’ veramente un problema un deficit al 5% e un rapporto debito/Pil al 150%? Non lo è, ma a due condizioni. Condizione 1: che il debito sia frutto di situazioni eccezionali. Condizione 2: che il debito serve a creare ricchezza maggiore del debito contratto in un ragionevole arco di tempo. Pensiamo ad una azienda che cerca capitali sul mercato per investire nei suoi progetti. Questo le costa l’aumento dell’indebitamento. Ma i creditori le prestano i soldi a fronte di un progetto credibile di creazione di ricchezza superiore al debito cresciuto. Per l’Italia dovrà accadere questo: un indebitamento monstre a fronte di un progetto che ridia uno slancio all’economia italiana. Investimenti intelligenti che la portino ad essere la prima economia per Pil in Europa. Una nuova Italia, un nuovo miracolo economico, come avevamo scritto su queste colonne in un articolo di un paio di settimane fa (clicca qui per leggerlo). Una Italia 2.0

La soluzione di Cottarelli, Galli, Letta

Non è importante come si trovino i soldi, ma come si spenderanno. Su come trovare i soldi Carlo Cottarelli, Giampaolo Galli ed Enrico Letta esprimono la loro soluzione in un articolo a tre mani.  Il pezzo è pubblicato sul sito dell’Osservatorio dei Conti Pubblici, diretto da Carlo Cottarelli ed è intitolato: Come raggiungere un accordo nell’Eurogruppo. Nell’articolo si propone: “La costituzione di una piccola istituzione ad hoc per gestire le politiche concordate congiuntamente per rispondere alla crisi” Questa piccola istituzione “dovrebbe emettere una tantum uno strumento di raccolta finanziaria per raccogliere 300-400 miliardi di euro con una scadenza di 30-50 anni”. Tali risorse “dovrebbero essere spese sulla base di politiche e progetti decisi in comune da tutti i paesi partecipanti

La soluzione di Mario Draghi

Ecco il punto fondamentale: le spese dovrebbero essere fatte sulla base di politiche e progetti. E chi in Italia deciderà le politiche e darà attuazione ai progetti? Ci tornano alla mente le parole scritte da Mario Draghi nel suo intervento sul Financial Times. In particolare due passaggi. Il primo quando scrive che: Il giusto ruolo dello stato sta nel […] proteggere i cittadini e l’economia contro scossoni di cui il settore privato non ha alcuna colpa.” Il secondo dove scrive come il ruolo delle banche sia fondamentale.

“Ma questo intervento (dello Stato n.d.t)  va fatto immediatamente, evitando le lungaggini burocratiche. Le banche, in particolare, raggiungono ogni angolo del sistema economico e sono in grado di creare liquidità all’istante, concedendo scoperti oppure agevolando aperture di credito”. Quindi un progetto di intervento statale fatto di investimenti pubblici volti a salvaguardare aziende, attività economiche, posti di lavoro, professioni. Un intervento che nelle intenzioni di Draghi deve essere immediato, evitando le lungaggini burocratiche.

La nostra soluzione

Ripensiamo all’idea di Cottarelli, Letta e Galli della piccola istituzione ad hoc per gestire le politiche di investimento e ricostruzione. E ripensiamo ai passaggi cruciali dell’articolo di Draghi. Ed inevitabilmente ci torna in mente una istituzione che ha fatto grande l’Italia è che è stata abolita nel 2000, l’IRI. L’IRI, Istituto di Ricostruzione Industriale venne fondata nel gennaio 1933. Per anni il suo presidente fu il grande Alberto Beneduce. L’IRI era finanziata dal Tesoro e dalla Banca d’Italia, è fu costituita per porre rimedio alla crisi bancaria ed industriale dell’economia italiana di quegli anni. Per dare all’Italia un nuovo Rinascimento, forse è arrivato il momento di ripensare ad una nuova IRI guidata da un nuovo Beneduce

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