Come gestire lo stipendio in una coppia?

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Qualche volta tra coniugi, o comunque, all’interno di una coppia, sorgono litigi in merito a come vanno ripartite le somme guadagnate. Soprattutto, poi, quando a lavorare è uno solo, si ci chiede: come gestire lo stipendio in una coppia?”. Naturalmente, bisogna tenere conto dello spirito di solidarietà e dell’obbligo di assistenza che il matrimonio comporta.

Tra gli obblighi del matrimonio, infatti, la legge prevede quello di assistenza e di contribuzione ai bisogni della famiglia. Nello specifico, il primo si articola nel dovere di assistenza morale e materiale. Sicché, stante quest’ultimo obbligo, in una coppia, anche se a lavorare è uno solo, questo non potrà tenere lo stipendio tutto per sé ma deve riservarne una parte al partner. Ciò può avvenire sia a mezzo dell’elargizione di una somma mensile di danaro, sia nel materiale acquisto dei beni.

In ogni caso, il tenore di vita dei due coniugi deve essere uguale. In definitiva, all’obbligo di contribuzione ai bisogni della famiglia, devono partecipare entrambi i coniugi, ciascuno in base alle proprie sostanze. A tale dovere si può assolvere, sia a mezzo della destinazione di una parte dello stipendio che con il lavoro domestico, per il coniuge non lavoratore.

Ripartizione dello stipendio tra moglie e marito

Rispetto alla domanda: “come gestire lo stipendio in una coppia?”, introduciamo alcuni chiarimenti. Sia nelle coppie in comunione che in separazione dei beni, ciascuno dei due coniugi resta proprietario del proprio stipendio. Tuttavia, come indicato, non può spenderlo da solo e come vuole.

Quando, invece, a lavorare siano entrambi i coniugi, non c’è alcun obbligo di assistenza materiale, atteso che le condizioni economiche dei due sono similari. Ciascuno, però, deve comunque contribuire ai bisogni della famiglia secondo le due modalità indicate in precedenza.

Tutto ciò potrebbe attuarsi attraverso diverse opzioni, come ad esempio: 1) accedere ad un conto corrente cointestato, alimentato dai rispettivi guadagni, da destinare alle spese per la gestione della famiglia; 2) senza una divisione così puntuale come quella del conto corrente, ciascun coniuge si può occupare delle spese comuni. La legge, infatti, non richiede una ripartizione netta e paritaria degli esborsi, ben potendo uno spendere più dell’altro. 3) il marito dà una quota del proprio stipendio alla moglie che, oltre al lavoro, si prende cura della casa.

Se, invece, a lavorare è uno solo all’interno della coppia, le soluzioni praticabili sono: 1) il coniuge che lavora elargisce mensilmente una quota del proprio stipendio all’altro; 2) il coniuge che lavora si occupa della spesa e di tutte le necessità materiali dell’altro. Come già chiarito, le regole indicate, valgono sia per le coppie in comunione che per quelle in separazione dei beni. Infatti, quelli di cui si è dato atto sono obblighi che nascono dal matrimonio, indipendentemente dal regime patrimoniale prescelto dalla coppia.

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