Come fare a riconoscere se si ama ancora il proprio partner?

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Negli ultimi anni, si è assistito ad un aumento notevole dei divorzi e delle separazioni, che potrebbe dipendere da un legame d’amore che diventa confuso e sfocato. Allora è giusto chiedersi come fare a riconoscere se si ama ancora il proprio partner.

Molte coppie si dividono

In Europa circa il 45% dei matrimoni si sciolgono e le coppie si dividono. In Italia dal 1991 i divorzi sono più che quadruplicati. È il segno di un disagio palpabile all’interno della coppia.

Oggi le relazioni diventano più deboli e l’insicurezza psicologica si impadronisce anche del sentimento dell’amore. Molte persone non sanno più se ciò che le lega al partner sia ancora amore.

Come cambiano le esigenze dell’amore

In passato le coppie che dicevano di amarsi, sottintendevano alla parola amore la fedeltà. Amarsi significava restare fedeli negli anni al proprio coniuge.

Oggi ciò che si nasconde sotto la parola “amore” è piuttosto altro. La coppia moderna cerca soprattutto una certa intelligenza relazionale, qualcosa che possa motivare maggiormente il rapporto reciproco.  La capacità di dialogo e di entrare in empatia con l’altro e soprattutto di saper comunicare insieme senza violenza verbale. Queste sono le premesse per un rapporto stabile oggi.

Non più una fedeltà legata ad un sentimento di origine religiosa, ma piuttosto capacità di comunicazione. Comunicazione e amore diventano quasi sinonimi.

Come fare a riconoscere se si ama ancora il proprio partner? La comunicazione che si trasforma

Il tempo gioca un ruolo di primo piano nella coppia. In effetti la comunicazione è importante. Ma c’è dell’altro e sono le esperienze della vita.

La comunicazione è solo una parte del vissuto, ma può essere ben utile per affrontare nel modo giusto le difficoltà che la vita riserva a tutti.

Ogni epoca ha i suoi strumenti per farlo. In passato era la fedeltà. Oggi si chiama comunicazione. Domani forse riprogrammazione. Ma la vita con il suo carico di novità è sempre là che ci aspetta e insegna ognuno ad essere il “server” dell’altro.

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