Come costruire una strategia di investimento per chi mette da parte ogni mese

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Qual è la migliore strategia d’investimento per chi è a digiuno di Borsa  e mercati finanziari e al contempo vuole valorizzare i suoi soldi? Come costruire una strategia di investimento per chi mette da parte ogni mese? Le domande hanno senso per chi non vuole arricchire la propria banca con le commissioni che le paga, e si cimenta se la via del “fai-da-te” sia percorribile o meno. In assoluto va detto che non ci si improvvisa, ma che contempo l’opzione può rivelarsi economica in termini di costi. E sulle performance? Dipende tutto da quello a cui aspiriamo e da quanto rigore con noi stessi abbiamo nell’attuare i piani.

Vediamo dei semplicissimi esempi.

Indice dei contenuti

La raccolta

Quindi, come costruire una strategia di investimento per chi mette da parte ogni mese? Il primo passo consiste nella ‘raccolta’. Ipotizziamo un single di 30, 40 o 50 anni, uomo o donna non importa, idem se dipendente o autonomo. Immaginiamo ancora che abbia una capacità media di risparmio di €350/mese; quindi ogni 6 mesi si ritroverà una disponibilità di circa duemila € da destinare integralmente a uno strumento finanziario.

Quale?

Possibili alternative

Come costruire una strategia di investimento per chi mette da parte ogni mese? Ovviamente le somme “accantonate” ogni semestre potrebbero essere destinate ad incrementare la posizione già aperta in passato, modellandone di continuo il prezzo medio di carico. Chi ci segue assiduamente sa bene che di alternative presenti sul mercato ce ne sono a iosa. Per tutti i gusti e tutte le tasche. Ipotizziamo possibili strategie in ETF, strumenti che meglio si sposano e plasmano con investitori non avvezzi ai mercati e che consentono amplificare la diversificazione dell’esposizione.

  • Gli investitori risk-free potrebbero ad esempio pensare a un ETF obbligazionario sui titoli di Stato europei o americani. In questo caso i rendimenti vanno in genere poco oltre alla copertura dei costi di gestione e dell’inflazione. Scegliendo invece un ETF sui Paesi Emergenti, o di tipo corporate, se specie se high yeld, si possono anche spuntare rendimenti intorno al 2,5%-3,5%. Ovviamente bisogna stare attenti alla valuta degli strumenti, in quanto i prodotti non-euro espongono anche al rischio cambio. Nel bene e nel male. Sul mercato la scelta in materia è vasta.
  • Per chi invece preventiva archi temporali medio-lunghi e – soprattutto – ha una propensione al rischio elevata, si può ad esempio suggerire un ETF sull’indice Ftse Mib. O un ETF di tipo settoriale, come ad esempio l’intero settore dell’energia, delle banche, etc. in ogni caso stiamo parlando di strumenti ad elevato rischio. Un caso concreto: se il signor Rossi avesse ad esempio acquistato l’”Ishares Ftse Mib Ucits ETF Eur Acc” il 2 gennaio 2020, ad oggi la sua perdita sarebbe stata del -35,5% circa. Ma se quell’acquisto fosse stato invece fatto il 2 gennaio 2016, oggi si ritroverebbe in perfetta parità. Infine se avesse deciso di liquidare il 31/12/3019 sempre lo stesso strumento aperto nel 2016 avrebbe portato a casa quel 35% circa di cui prima.

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