Come contestare la multa fatta con autovelox

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Come contestare la multa fatta con autovelox?

Le multe fatte con il rilevatore di velocità vengono spesso contestate, non solo in quanto fatte senza contestazione immediata. E questa, si sa, è un’ipotesi eccezionale, in quanto l’assenza di contestazione deve essere giustificata da un’impossibilità. A ciò si aggiunge, inoltre, un altro motivo per la contestazione di detti tipi di contravvenzione, eseguite tramite autovelox.

Detta motivazione è offerta dalla Cassazione che, con sentenza n. 10464/2020, accorda ragione al ricorrente offrendo taluni chiarimenti sulla questione. Segnatamente, qualora sia contestata dall’automobilista la funzionalità dell’apparecchio usato per la rilevazione, quid iuris? In proposito gli Ermellini hanno chiarito che non è sufficiente produrre il certificato di messa in opera e di controllo. Il giudice, infatti, dovrà accertarne la sottoposizione alle periodiche verifiche di funzionalità e taratura.

Come contestare la multa fatta con autovelox: Iter procedurale relativo al caso deciso

Nel caso di specie, per il rilevamento, gli agenti si erano avvalsi dello strumento elettronico, modello Velomatic 512. Il Giudice di Pace, aveva sostenuto che nessuna previsione impone di indicare nel verbale i risultati della taratura dell’apparecchio utilizzato per il rilevamento della velocità. Ciò, in considerazione della irrilevanza della taratura rispetto alla correttezza del rilevamento. Anche il giudice di seconda istanza, cioè il Tribunale, ritenne che la funzionalità dell’apparecchiatura poteva dirsi provata alla luce del certificato di messa in opera e controllo.

Entrambe le decisioni di merito sono state puntualmente contestate dal conducente. Quella del Tribunale, impugnata innanzi alla Corte di Cassazione. Quest’ultima, effettivamente, accogliendo il ricorso ha specificato l’importanza della taratura ai fini dell’accertamento di velocità. Nel dir questo, la Suprema Corte richiama l’art. 45, comma6, del Codice della Strada.

Esso, infatti, prescrive la verifica periodica della funzionalità degli autovelox e la loro taratura. Quindi, gli Ermellini concludono che ha sbagliato la sentenza impugnata a ritenere irrilevante la taratura rispetto alla correttezza del rilevamento. Quindi, essa non doveva, erroneamente, rifarsi alla sufficienza del solo certificato di messa in opera e di controllo. Pertanto, qualora venga contestata l’affidabilità dell’apparecchio di misurazione della velocità, bisogna accertare se esso sia stato sottoposto alle verifiche di funzionalità e taratura.

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