Come battere il mercato!?

ProiezionidiBorsa

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COME BATTERE IL MERCATO?

Qualche idea di investimento tra tassi e mercati.

INTERVISTA A GIAN PIERO TURLETTI

 

VORREMMO INIZIARE QUESTA INTERVISTA, DANDOLE IN EFFETTI ATTO CHE, PUR IN SITUAZIONI ECONOMICHE E DI MERCATO MOLTO DIFFERENZIATE, SOLITAMENTE SUE ANALISI, ANCHE CONTROCORRENTE, HANNO DIMOSTRATO TUTTA LA LORO EFFICACIA.

COME RIESCE A BATTERE IL MERCATO TRAMITE QUESTE INDICAZIONI?

 

Per chi opera su un orizzonte di breve e medio termine, credo che non ci sia niente di meglio che applicare i metodi proprietari di proiezionidiborsa.com.

Spesso un’analisi controcorrente consente, come direbbero taluni, di acquistare sui supporti e vendere sulle resistenze, ed usare metodi particolari consente di avere qualche probabilità in più a proprio favore.

 

MA IN OTTICA DI MEDIO/LUNGO, VORREMMO SOFFERMARCI SU TALUNI MERCATI, PER AVERE ANCHE UNA PANORAMICA DI IDEE DI INVESTIMENTO.

IN PARTICOLARE, COSA PENSA DELL’ATTUALE IMPOSTAZIONE DEI PRINCIPALI MERCATI AZIONARI,  A PARTIRE DAGLI INDICI USA?

Considerando in particolare la situazione USA, possiamo dire che Dow Jones e S&P 500 hanno indubbiamente premiato gli investitori che puntavano su una ripresa dell’economia, come infatti da noi peraltro previsto quando questi mercati erano ai minimi, su bottom di rilevanza strategica, ed a dispetto di coloro che ritenevano, già da tempo, i mercati per così dire drogati dalle iniziative di quantitative easing messe in atto dalla FED.

E’ vero che taluni paventano un rischio di exit strategy, ma questo non deve preoccupare, ed anche su questo fattore potrebbe giocarsi una strategia importante per l’investitore.

 

A COSA SI RIFERISCE?

All’ipotesi che vi sia un improvviso rialzo dei tassi, ipotesi paventata da taluni.

La prima osservazione è che non siamo ancora in una situazione di questo tipo, ma poi occorre sempre fare i conti con dati precisi, legati alle indicazioni di taluni modelli econometrici.

Possiamo infatti dire, in ottica di analisi fondamentale, che alle attuali quotazioni, il Dow Jones e lo S&P 500 esprimono tassi di rendimento, rispettivamente (dati di martedì 21 /5  n.d.a.) del 5,96% e del 5,18%.

Questo significa che comunque le attuali quotazioni esprimerebbero valori di equilibrio, né sottoquotati, né sovraquotati, se addirittura i tassi fossero superiori al 5%.

E’ invece evidente che, con i tassi dei titoli di stato decennali attorno all’1,964%, le attuali quotazioni sono sottostimate.

 

PUO’ SPIEGARCI CON QUALE METODO GIUNGE A QUESTE CONCLUSIONI? 

Faccio proprio riferimento al metodo essenziale usato dalla Fed, sin dai tempi di Greenspan, per stimare i valori di equilibrio, o fair value come li definiscono gli anglosassoni, degli indici azionari, valori che sono peraltro una delle variabili di cui la Fed può tener conto nelle sue decisioni di politica monetaria.

E’ lo stesso metodo, infatti, usato da Greenspan, predecessore di Bernanke, quando parlava di esuberante irrazionalità dei mercati in relazione ai valori assunti all’epoca dagli indici azionari.

 

COME FUNZIONA IL METODO?

E’ presto detto.

Più che di metodo, si tratta di un modello econometrico, per stimare il corretto valore di indici e titoli azionari.

Per gli indici si considera l’utile per azione medio di un indice, che si ottiene dividendo la somma degli utili per azioni di tutti i titoli quotati, per il numero di questi ultimi.

In tal senso, se, ad esempio, 10 è l’utile medio per azione di un indice che quota 100, potremo dire che quell’indice ha un rendimento del 10%, dato da 10/100.

Il ratio opposto, dato da quotazione indice/ utile per azione, rappresenta invece il cosiddetto p/e, cioè quante volte l’utile viene incorporato dall’indice.

Un valore di equlibrio è dato dal rapporto tra utile medio per azione dell’indice e quotazione dell’indice, che risulti pari a quello di determinati tassi di riferimento.

Quindi non è corretto stimare un valore di equilibrio del p/e definito una volta per tutte, poiché questo dipende dai tassi di interesse.

Nel caso della formula usata dalla Fed, questo tasso di riferimento è quello dei titoli di stato decennali, che ora si attesta attorno ad un 1,964%.

Possiamo quindi calcolare il p/e di equilibrio nel seguente modo, cioè dividendo il numero 1 per il tasso di riferimento, espresso in forma decimale.

Abbiamo, quindi, 1/0,01964, che ci porta ad un risultato di p/e pari a 50,91.

Infatti, se dividiamo 1 per 50,91, otteniamo proprio un tasso dell’1,964%.

Dobbiamo invece notare come gli attuali p/e dei due indici siano pari, rispettivamente, a 16,77 per il Dow Jones, ed a 19,29 per lo S&P 500.

Se, invece, dividiamo 1 per gli attuali p/e troviamo non a caso i rendimenti di cui sopra, pari cioè a 5,96% e 5,18%.

 

E QUESTO COSA SIGNIFICA PER GLI INDICI USA?

Praticamente, sta a significare che solo una salita dei tassi oltre questi livelli determinerebbe una situazione di sopravalutazione degli indici, e quindi non mi pare proprio che ci troviamo in una situazione prossima ad un tale evento.

In altri termini, non ha senso parlare di tassi al rialzo o al ribasso in generale, ma si deve sempre far riferimento a precisi modelli econometrici, appunto come quello usato dalla FED.

 

MA NON SIAMO IN UNA SITUAZIONE IN CUI PARE PROBABILE CHE I MERCATI OBBLIGAZIONARI SCENDANO E, QUINDI, TALE DA COMPORTARE APPUNTO UN AUMENTO DEI TASSI?

Intanto, va ricordato che il modello econometrico della Fed prende in considerazione i tassi del decennale americano, che sono ancora molto bassi.

Inoltre, i tassi iniziano ad invertire il loro ciclo, rialzista o ribassista, tramite le quotazioni dei mercati, di solito prima che la Fed annunci aumenti o ribassi dei tassi ufficiali.

Ma solo quanto vi sia una conclamata tendenza riconosciuta a livello formale dalla banca centrale, solitamente i mercati prendono atto della situazione e si adeguano di conseguenza.

Certo, non possiamo dire che nella attuale situazione, in cui è peraltro ovvio che vi siano fluttuazioni delle quotazioni dei mercati obbligazionari, e quindi anche dei relativi tassi, si sia in prossimità di chissà quale probabilità di aumento.

Del resto, non dobbiamo fare di ogni erba un fascio, e non dobbiamo, quindi, confondere la situazione sulle due sponde dell’Atlantico.

Cioè non conta tanto il fatto che in Europa Btp e Bund tengano un certo comportamento nelle rispettive quotazioni.

Quel che conta per la Fed sono i titoli americani.

 

MA L’IMPOSTAZIONE TECNICA DEPONE A FAVORE DI QUESTA ANALISI?

Sicuramente le principali tecniche di analisi, grafica ed algoritmica, confermano un trend rialzista di medio e lungo sui principali indici azionari.

In particolare, per quanto riguarda gli indici USA, dobbiamo anche considerare proiezioni si lungo termine, ottenute ad esempio con running bisector, che indicano valori decisamente superiori a quelli attuali.

Per quanto riguarda l’analisi tecnica di lunghissimo periodo, del resto, lo S&P 500 non ha neppure ancora raggiunto il bordo superiore di un canale rialzista di lunghissimo termine.

Per poter parlare di inversione probabile, dovremmo attendere almeno il superamento di tale resistenza, seguita poi dal rientro al di sotto della medesima.

 

E PER QUANTO CONCERNE I MERCATI EUROPEI?

Pur distinguendosi per il relativo tasso di crescita, possiamo senz’altro dire che anche i mercati europei sono ben impostati, sotto l’aspetto tecnico, e tale impostazione, valevole per il medio/lungo termine, continuerà fin tanto che non vi siano evidenti segnali di inversione, segnalati a livello grafico e/o algoritmico.

 

MA TUTTO QUESTO COS’ HA A CHE FARE CON IL CONCETTO DI BATTERE IL MERCATO?

La mia personale opinione è che soprattutto sui mercati americani vi sia del valore inespresso nelle quotazioni, almeno fin tanto, ai livelli attuali, che i tassi non inizino ad avvicinarsi alla soglia del 5%.

Ne consegue che questa costituisce una prima fondamentale idea di investimento.

Sicuramente meno statisticamente correlati a valutazioni di analisi fondamentale, in genere, i mercati europei, come indicano talune serie storiche, ma……anche questi risultano chiaramente impostati in un trend rialzista di lungo, che risulterà tale, fino a che non intervengano precisi segnali di inversione.

 

Riassumento, ecco quindi talune idee per essere vittoriosi sul mercato.

Sui mercati USA rimanere investiti finchè non si verifichino precise indicazioni di inversione dei tassi, e comunque alle attuali quotazioni i mercati sarebbero ancora equamente stimati, fino a tassi attorno al 5%.

 

Su tutti i mercati, è peraltro dimostrata la rilevante efficacia statistica dei metodi proprietari di proiezionidiborsa.com, quindi sull’azionario europeo restare investiti finchè non si verifichino precisi segnali di inversione a partire dal signal indicator usato su time frame daily, o su time frame superiori per chi preferisse un’ottica operativa di maggior respiro.

 

Altra indicazione, che si è rivelata vincente per gli investitori, è stata quella sull’oro, che pare oramai poco distante rispetto al’obiettivo stimato in area 1200.

Vorrei ricordare, al riguardo, come sfruttando anche particolari tecniche, come quella del DNA borsistico, ebbi ad indicare un evidente trend di medio/lungo termine al ribasso, quando ancora secondo molti analisti l’oro doveva arrivare al rialzo non so dove…….

Restare quindi short almeno sino all’obiettivo individuato in area 1200, per chi agisce in ottica di medio, tranne che vi siano segnali di inversione, potrebbe continuare a costituire una valida idea di investimento.

Ricordiamo, infatti, che essere investiti in una posizione non significa assumere necessariamente posizioni long.

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