Cina: inflazione in calo. Francia sempre peggio

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Inflazione in calo in Cina. Poche vendite al dettaglio in Gran Bretagna e in Francia crolla la produzione industriale

Inizio di giornata un po’ così, sia sul fronte dei prezzi di borsa che su quello dei dati macroeconomici registriamo un avvio di giornata incerto.

Quasi a confermare quanto ipotizzavamo ieri, ovvero che le borse non hanno la forza per ripartire ma anche il ribasso aveva corso troppo dopo tanto tempo di assenza…

Tabella dati macroeconomici di prima mattina

    GBP Rilevamento delle vendite al dettaglio (Annuale) (Dic) -0,7% -0,3% -0,5%
    CNY IPC (Mensile) (Dic) 0,0% 0,3% -0,3%
    CNY IPC (Annuale) (Dic) 1,9% 2,1% 2,2%
    CNY IPP (Annuale) (Dic) 0,9% 1,6% 2,7%
    EUR Produzione industriale francese (Mensile) (Nov) -1,3% 0,0% 1,3%

Inflazione in calo in Cina

L’inflazione cala in Cina a +1.9% versus 2.1% atteso e 2.2% precedente.

Questa è la notizia migliore di inizio giornata.
Non a caso l’Hang Seng chiude col segno positivo (+0.16%) Shangai scende poco (-0.36%) mentre il Nikkei 225 ha perso l’1.29%.

Con tutti i problemi che la Cina sta affrontando, a cominciare dai dazi, ci mancava solo l’inflazione!
Ben venga un po’ di rallentamento dei prezzi.

Gran Bretagna: frenata delle vendite al dettaglio

Nonostante il flusso turistico verso la Gran Bretagna e Londra in particolare sia incessante oggi si registra una frenata delle vendite al dettaglio.

Un -0.7% versus -0.3% atteso e -0.5% non è percentualmente un dramma.

Quello che fa rizzare le antenne è che stiamo parlando del mese di dicembre.

Mese i cui dati sui consumi e quindi le vendite al dettaglio spesso fanno da tendenza per tutto l’anno successivo.

Molti attribuiranno la colpa alla BREXIT.

In realtà crediamo che l’incidenza derivi principalmente dalla debolezza della sterlina che consente ai milioni di turisti di acquistare gli immancabili gadget inglesi a prezzi scontato dal cambio.

Inevitabile poi l’effetto sul dato complessivo delle vendite.

Analizzeremo il dato del flusso turistico e dei riflessi positivi o meno sul mercato del lavoro per capire sino in fondo se questo calo è solo apparente ovvero segnale di cui preoccuparsi.

Francia sempre peggio: crolla la produzione industriale

Nell’analizzare il crollo della produzione industriale francese, quello che disturba maggiormente è che stiamo parlando di un paese che da anni ottiene concessioni dall’UE all’Italia precluse.

Nonostante questa grande maggiore disponibilità di cassa il governo Macron sta incassando un dato macroeconomico pessimo dietro l’altro.

L’essersi messi al servizio delle lobby e dei potentati e al servizio della Germania sta portando la Francia in coda al gruppo delle nazioni europee.

Quello che risulta incredibile e che nonostante questi evidenti fallimenti nella politica domestica la Francia non viene assolutamente attaccata sul fronte dello spread.

Evidentemente l’obbiettivo è la sottomissione delle masse, l’eliminazione anche in Francia del ceto medio, ma chi questo pretende qualcosa in cambio concede…

Il mancato attacco allo spread francese in un contesto di dato macro da mesi sempre più disastrosi si spiega solo in una logica di do ut des.

Quello che Macron ignora o forse semplicemente volutamente trascura è che anche il depauperamento dell’Italia in fase uno iniziò così…poi ridotto a fanalino di coda ogni paese diventa pilotabile dall’esterno.

Forse però a Parigi e Bruxelles sulla scorta dei comportamenti dei molli greci e dei distratti italiani avevano dimenticato il 1789 e la new generation dei gilet jaune!

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