Cigni neri e incidenti di percorso del 2019

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Dai cigni neri al cigno grigio. Il 2019 è l’anno delle incognite.

La differenza tra cigno nero e cigno grigio

La differenza tra le due denominazioni è presto detta: il classico cigno nero, quello creato dalla fantasia finanziaria di Nassim Taleb è caratterizzato da una assoluta imprevedibilità. Invece il cigno grigio, in questo caso caro a Nomura che spesso lo evoca tra i pronostici di fine anno, è statisticamente verificabile. In che senso? Semplice: un evento che, sebbene remoto, tecnicamente può sempre accadere. E proprio perché visto come difficilmente verificabile, ha conseguenze ancora più devastanti.

Le maggiori incognite? Le materie prime

Basti pensare al petrolio. Tra ottobre e dicembre l’oro nero è riuscito a far gioire gli investitori con quotazioni che puntavano ancora agli 80 dollari. Tanto da far sperare in un ritorno del barile a 100 dollari. Poi l’improvviso crollo e il ritorno al mercato orso. Non solo, ma addirittura un’incertezza tale da spingere l’amministratore delegato della BP, Bob Dudley ad avvertire che tutto ciò potrebbe portare a una “vera crisi”.

E ancora: la Fed fra i cigni neri

La banca centrale statunitense, paradossalmente, potrebbe essere anch’essa un cigno nero. Dopo aver strenuamente difeso la propria indipendenza decisionale dalle reiterate pressioni della Casa Bianca, il governatore Jerome Powell potrebbe aver cambiato idea. Il sospetto arriva dopo le dichiarazioni rilasciate durante l’ultima conferenza stampa. In quest’occasione, infatti, Powell ha sottolineato che, nonostante l’ottimo stato di salute dell’economia statunitense, l’atteggiamento della Fed resterà comunque paziente. Il pericolo, secondo lui, è che il rallentamento economico già registrato nelle altre nazioni potrebbe presto intaccare anche Washington. Per questo motivo meglio essere cauti. Infatti i salari hanno registrato un aumento, trend che non si verificava da tempo. Il che potrebbe suggerire il pericolo di un aumento improvviso dell’inflazione. E quindi di una nuova entrata in scena di aumento dei tassi di interesse. Ovvero l’esatto contrario di quanto detto da Powell.

Trimestrali

In tutto questo non si devono dimenticare di annoverare fra i possibili cigni neri anche le trimestrali che, periodicamente, influenzano i mercati. Trattandosi di società quotate sui listini Usa ma esposte ai mercati internazionali, potrebbero subire le difficoltà già citate, delle altre nazioni. Prima fra tutte la Cina. A sua volta alle prese con un rallentamento che, se non debitamente controllato, potrebbe sfuggirle di mano.

Brexit e Cina fra i possibili cigni neri

Andando però al di là dei mercati a stelle e strisce, impossibile non parlare di Londra. Ovvero Brexit. L’accordo non è stato ancora trovato. Quello firmato dalle parti è stato respinto dal parlamento inglese. Invece l’Unione non accetta altri trattati al di fuori di quello già siglato. Non sembrano esserci margini di trattative se non minimi e su punti di secondaria importanza. Da qui una hard Brexit che era un evento remoto fino a qualche settimana fa ma che non lo è più, a poco più di un mese dalla scadenza ufficiale. Ultimo punto interrogativo? I colloqui Usa-Cina. Un’incognita enorme. Come la forza delle prime due potenze economiche coinvolte.

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