Chi ha tolto il seno per un tumore può avere la pensione di invalidità?

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In base alla sua condizione il malato oncologico è ritenuto invalido civile, ma cosa accade una volta debellato il cancro?

Il trattamento di un tumore al seno per la donna ha dei risvolti psicologici di cui, delle volte, non si tiene conto. Oltre al fatto di sconfiggere una malattia che genera tanta paura, molto spesso il trattamento comporta la perdita della mammella. E questo per la donna può essere molto difficile da accettare. Si tratta di perdere una parte della propria femminilità che incide profondamente sulla percezione che ha di se stessa. E anche se le reazioni possono variare da donna a donna, ristabile l’equilibrio psico-fisico richiede sempre un periodo più o meno lungo. Ma per chi ha tolto il seno per un tumore continua ad esserci il diritto alla pensione di invalidità civile?

Il malato oncologico è considerato invalido

Il malato oncologico è sempre considerato invalido civile senza prendere in considerazione gli eventuali requisiti contributivi. Per il riconoscimento dell’invalidità civile  l’iter prevede di recarsi dal medico curante. Quest’ultimo dovrà compilare un certificato telematico da inviare all’INPS in cui elencare tutti i disturbi e le patologie del paziente. Con il numero di protocollo di questo certificato, poi, il paziente richiederà il riconoscimento di invalidità civile all’INPS.

Dopo 15 giorni dalla presentazione della domanda ci sarà la convocazione per la visita presso la Commissione medica dell’INPS che provvederà a redigere un verbale. Indicando la percentuale di invalidità spettante.

Che percentuale spetta?

La percentuale di invalidità riconosciuta varia in base alla prognosi. In caso di prognosi favorevole da cui risulti una compromissione funzionale modesta è riconosciuta una invalidità all’11%. Che di fatto non da diritto ad alcun riconoscimento economico.

In caso, invece, la prognosi sia favorevole ma preveda una compromissione funzionale grave  la percentuale riconosciuta è del 70%. In questo caso, pur non spettando la pensione di invalidità, se la perdita di capacità lavorativa è specifica può essere richiesto l’assegno ordinario di invalidità. Quest’ultimo è valido solo per 3 anni, alla scadenza è rinnovabile e al terzo riconoscimento diventa definitivo. Ricordiamo che in alcuni casi l’assegno ordinario da diritto anche al riconoscimento di contribuzione figurativa.

Se, nonostante l’asportazione del tumore la prognosi è sfavorevole, spetta una invalidità civile al 100% ed in questo caso spetta pensione di invalidità civile. Nei casi in cui il malato non riesca a deambulare da solo o a compiere in autonomia gli atti della vita quotidiana gli è riconosciuta anche indennità di accompagnamento di 525 euro mensili. Ma per questa va presentata domanda apposita.

Ovviamente se il tumore ha provocato anche un handicap può essere richiesta anche la Legge 104.

Chi ha tolto il seno per un tumore ha diritto a trattamento di invalidità?

Al di là di quanto sopra descritto, non è l’asportazione del seno a determinare il diritto alla pensione di invalidità. Se con l’intervento chirurgico si asporta definitivamente il tumore e la malata guarisce, quindi, perde anche il diritto all’agevolazione acquisita durante la malattia.

Se, ad esempio, è stato riconosciuto assegno ordinario di invalidità per un triennio, al momento della scadenza potrebbe non essere più riconosciuto. Poichè vengono a mancare i requisiti sanitari per i quali era stato erogato.

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