Cartolarizzazioni ci risiamo: nuova crisi alle porte?

Cartolarizzazioni

Parliamo delle cartolarizzazioni.

Le lezioni della storia anche le peggiori evidentemente non bastano per evitare il ripetersi di comportamenti pressoché identici a quelli alla base di catastrofi già viste.

Il metodo per cui le banche ante subprime raggruppavano in mix poco identitari in termini di rating una serie di crediti (mutui o prestiti) allo scopo di creare titoli obbligazioni o unit linked.

Titoli da ricollocare per fare raccolta tramite sportello o piazzandoli nei propri fondi o gestioni o polizze.

Trascuriamo il fatto che queste cartolarizzazioni spesso nel divenire sono avvenute a leva.

Quello che fece scoppiare il bubbone fu che proprio l’assenza di un’ identità, una riconoscibilità in termini di rating, all’impennarsi delle sofferenze portò questi titoli a non trovare più compratori.

Molti di questi titoli illiquidi giacciono tuttora sparsi nei portafogli suddetti, coperti, in caso di riscatti, da interscambi tra strumenti contenitori, amici o imparentati.

Come avvenuto in Gran Bretagna con la nazionalizzazione di Barclays e non solo si pensava di non sentirne più parlare anche in Italia…

E invece no, questo fenomeno delle cartolarizzazioni ai tempi diffuso per  lo più tra le banche di grandi dimensioni, ora pare avere contagiato ed attratto nuovamente il sistema toccando banche medio piccole.

Banca Valsabbina cartolarizza

Banca Valsabbina ha di fatto definito un’operazione di cartolarizzazione da 860 milioni di euro di crediti derivanti da mutui ipotecari e chirografari erogati alle PMI.

Apprendiamo che l’operazione è stata gestita da FISG, una controllata di Banca Finint, in qualità di Arranger.

L’obbiettivo di  Banca Valsabbina è il solito che da sempre giustifica tali attività: “di rafforzare ulteriormente la propria dotazione di strumenti finanziari disponibili per operazioni di rifinanziamento presso la Banca Centrale Europea.”

Il rischio no rating

Analizzando per step vediamo che inizialmente la banca cederà un portafoglio crediti di 424 milioni derivanti da 2.200 mutui ipotecari e chirografari alla società veicolo per la cartolarizzazione.

La Finint nel contempo ha emesso, guarda caso, due tranche di titoli ABS (Asset Backed Securities) con struttura c.d. partlypaid.

E attenzione: parliamo di una tranche senior per un importo nominale di 542,2 milioni di euro dotata di rating e va bene.

Almeno confidando che dopo la bufala colossale della tripla A del rating di Lehman Brothers, i rating creditizi abbiano ripreso ad essere una cosa seria…

Ma poi si parla di una seconda tranche junior per 318,3 milioni di euro, assolutamente priva di rating.

Ovvero proprio la replica della strategia che portò centinaia di titoli ad essere tossici ovvero illiquidi.

Ciò proprio per la loro irriconoscibilità in termini di merito creditizio sottostante alle cartolarizzazioni..

Siamo sicuri che sia una buona idea?

Approfondimento

Rating e Italia

Consigliati per te