Buoni fruttiferi postali scaduti: (ancora) il caos dei veri interessi da riscuotere

Buoni fruttiferi postali interessi

I Buoni postali fruttiferi sono da 4 anni e mezzo nell’occhio del ciclone. Avevamo già introdotto l’argomento giusto qualche giorno fa in quest’articolo. Riprendiamo allora tale tema dei Buoni fruttiferi postali scaduti: (ancora) il caos dei veri interessi da riscuotere. In particolare prenderemo qui in esame i Buoni postali della serie Q/P, emessi successivamente al luglio 1986 e a scadenza trentennale. Ora, è successo che a scadenza Poste abbia rimborsato molto meno del dovuto. Com’è stato possibile? Tutto ebbe origine nel 1986 quando il Ministero, per non sprecare i Buoni aveva già fatto stampare, impartì a Poste di usare pure i Buoni di precedenti serie invendute. Chiedeva solo di farli timbrare fronte e retro con l’indicazione della nuova “serie Q/P”.

L’oggetto della discordia tra Poste e possessori dei Buoni

Quei titoli, si sa, prima o poi sarebbero giunti a scadenza. Entriamo allora nel cuore del problema sui Buoni fruttiferi postali scaduti: (ancora) il caos dei veri interessi da riscuotere. Infatti sta avvenendo che dal 2016 ad oggi spesso scappino “scintille” tra Poste e quei possessori dei Buoni fruttiferi scaduti. Quest’ultimi offrono infatti tassi d’interesse certi solo fino al 20° anno. Ossia l’8% fino al 5° anno, il 9% dal 6° al 10° anno, poi il 10,5% dall’11° al 15° e infine il 12% dal 16° al 20°. E dopo? E dal 21° al 30° anno? È successo che alle Poste si siano “scordati” di apporre gli interessi da corrispondere per l’ultimo decennio! Forse perché le indicazioni erano impresse sugli stessi Buoni ritimbrati? È probabile, ma non è certo saperlo. Di sicuro è che tali titoli avevano sul dorso indicazioni diverse tra di loro. Su alcuni c’era scritto che dal 21° al 30° anno i Buoni avrebbero reso Lire 258.150 per ogni singolo successivo bimestre. Altri riportavano Lire 1.290.751 o addirittura Lire 1.777.400  sempre per ogni bimestre.

Quali rendimenti sono “veri”?

Cosa fare con questi Buoni fruttiferi postali scaduti: (ancora) il caos dei veri interessi da riscuotere? In soccorso abbiamo delle pronunce sia giurisprudenziali che dell’Arbitrato bancario che han dato ragione unanime a tutti i risparmiatori. I quali dovevano essere liquidati secondo gli importi originariamente previsti sul titolo. Tradotto: secondo la giurisprudenza e l’Arbitrato, i risparmiatori andavano liquidati rispettando gli importi originali previsti sul retro del titolo dal 21° al 30° anno. Questione di spiccioli per il signor Mario Rossi? Assolutamente no. Perché in molti si sono fatti periziare i loro titoli ed hanno appurato scostamenti tra dovuto e percepito tra i 3.000 ai €40.000 circa.

E per chi quei Buoni li ha già incassati al montante comunicato da Poste?

E cosa può fare chi lo ha già portato all’incasso accettato “passivamente” gli interessi (spesso sbagliati!) proposti da Poste italiane? Sempre nell’ambito dei Buoni fruttiferi postali scaduti: (ancora) il caos dei veri interessi da riscuotere, vediamo cos’è possibile fare. È anzitutto necessario premunirsi di una copia del titolo. Se non la si avesse preventivamente conservata, la si può andare richiedere al proprio ufficio postale emittente. E chiedere un duplicato. Per poter adire l’azione legale è importante che il Buono già incassato abbia le seguenti caratteristiche:

  • devono essere stati emessi successivamente al luglio 1986;
  • abbia una doppia timbratura, cioè abbia impresso “serie Q/P” sul fronte e “serie Q/P” sul retro;
  • ma – soprattutto – devono avere una griglia (interessi e/o montante) limitata al solo 20° anno di vita del Buono.

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