Buoni fruttiferi postali: come ottenere il rimborso

Poste Italiane

Imperversa la bufera attorno al “brutto pasticcio di Poste italiane (MIL:PST)” sui buoni fruttiferi postali. Nell’occhio del ciclone migliaia di risparmiatori italiani che si vedono ad oggi negare l’intero importo degli interessi maturati. L’Unione nazionale consumatori (Unc) ha bollato in termini di “brutto pasticcio” l’operato di Poste Italiane in relazione ad alcuni prodotti di investimento finanziario. Ciò perché la diatriba inerisce unicamente i buoni fruttiferi postali emessi a partire da luglio 1986 dalla Cassa Depositi e Prestiti. (CDP). Ne consegue che solo gli intestatari di buoni postali con decorrenza da luglio 1986 si sono visti riconoscere un importo inferiore rispetto a quello atteso. La delusione delle aspettative ha ingenerato un moto generale di insoddisfazione e ha innescato proteste legali lungo il territorio nazionale. Verifichiamo come ottenere il rimborso dei buoni fruttiferi postali.

I tassi di interesse

I buoni fruttiferi postali coincidono con il risparmio postale e vengono emessi dal CDP di proprietà dello Stato e sono esenti da imposta di successione. Sono investimenti a lungo termine che si avvalgono di una tassazione agevolata al 12,50%, non presentano costi di sottoscrizione. I buoni fruttiferi postali rappresentano la scelta di molti risparmiatori perché garantiti dallo Stato e per l’immediato rimborso del capitale assicurato. Nel febbraio 2019 la Corte di Cassazione ha concesso alle Poste la facoltà di apportare modifiche, anche in modo retroattivo, ai tassi di interesse dei buoni. La sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione afferisce unicamente ai buoni emessi prima del 1986.

Con l’abrogazione nel 1999 di questa disposizione si è statuito l’invariabilità dei tassi di interesse. Il “brutto pasticcio di Poste Italiane” riguarda quindi i titolari di buoni la cui data di immissione è anteriore al 1986 che oggi patiscono le decurtazioni sugli interessi. E che dovranno rivolgersi all’arbitro bancario e finanziario per sapere come ottenere il rimborso. Più semplice sarà argomentare le proprie ragioni e reclamare il maltolto per gli investitori che hanno acquistato buoni fruttiferi fra il 1986 e il 1999.

Come ottenere il rimborso

Per ottenere il rimborso sugli interessi non riconosciuti occorre accertarsi che la data di emissione sia anteriore al 1° luglio 1986. In caso contrario, se la data è posteriore la diatriba si sposta sulla lettera della serie che compare nella parte posteriore dei buoni. Con l’entrata in vigore del decreto ministeriale del 13 giugno 1986 le Poste avrebbero dovuto emettere buoni con serie Q. Ciò non è avvenuto tempestivamente perché Poste Italiane ha continuato a ricorrere a obsoleti moduli della serie O e P. In realtà solo per la serie P, e non quelli con serie O, lo Stato aveva accordato a Poste Italiane il permesso di utilizzarli fino ad avvenuto esaurimento.

L’utilizzo dei noduli con serie P doveva comunque rispettare la conditio sine qua no di due timbri da apporre il primo sul fronte, il secondo sul retro. Le possibilità di ottenere il rimborso crescono per i risparmiatori che posseggono buoni fruttiferi con la serie O emessi in data posteriore al 1986. Se invece doveste essere titolari di buoni fruttiferi con serie P il buon esito della richiesta di rimborso dipenderà dalla presenza di due timbri. Per capire come ottenere il rimborso dei buoni fruttiferi occorre anzitutto accertarsi del timbro PQ sul fronte e della tabella con tutti gli interessi della serie Q. Per vedersi riconosciuti gli interessi indebitamente decurtati si consiglia comunque di rivolgersi ad uno specialista.

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