BTP, IVA e debito pubblico: quale futuro?

Btp

In questi giorni lo sport nazionale è parlare di un ipotetico aumento dell’IVA per il 2020, a questo tema ora si cerca di creare una correlazione forte con l’andamento dei BTP e del nostro debito pubblico.

Della pericolosità della manovra sull’IVA abbiamo scritto ampiamente.

Stupisce molto che ora qualcuno cerchi di correlare l’IVA al debito pubblico ed ai BTP che ne sono la principale espressione.

IVA in eventuale aumento per frenare il  debito pubblico

E’ talmente ovvio invece che un eventuale aumento dell’IVA servirebbe proprio per scongiurare un aumento fuori dai limiti concordati con l’Unione Europea del debito pubblico.

Facendo finta che questo aumento, per ora ipotetico, non abbia effetti sulla sovranità monetaria e sull’avvio di una profonda recessione…il problema qual’ è?

Qual è il collegamento tra aumento eventuale  dell’IVA, BTP e inflazione?

Partiamo dal presupposto che la view che collega l’aumento dell’IVA alla creazione di inflazione è quanto meno semplicistica e tutta da verificare.

E dopo vedremo di richiarire il perché…

Ammesso che l’inflazione si crei, avremmo lo scenario seguente: i BTP classici a tasso fisso sarebbero a rendimento bloccato mentre sui cosiddetti BTPi (indicizzati all’inflazione) scatterebbe un “premio”.

“Premio” legato sia alle cedole che al capitale a scadenza entrambi riparametrati all’inflazione maturata durante la vita del titolo.

Si consideri però che la cedola dai partenza di un BTPi è di norma inferiore a quella di un BTP tradizionale.

Aumento dell’IVA e creazione di inflazione non sono sequenziali

E’ importante ribadire che contrariamente a quello che si potrebbe pensare aumento dell’IVA e creazione di inflazione non sono sequenziali.

Anzi vista la formula da cui si genera inflazione:

M*V=P*Q

Ammesso che la BCE mantenga come promesso di aumentare M cioè la massa monetaria disponibile tramite il TLTRO, supponiamo dunque ottimisticamente che M e P si elidano…

….certo è che l’IVA maggiorata farà aumentare il livello dei prezzi (P) ma se poi V (la velocità degli scambi) non supererà (Q) ovvero la quantità di beni e servizi prodotti, anziché inflazione avremo deflazione.

Altroché clausole di salvaguardia!

L’ Italia si avvierebbe sul pericolosissimo crinale di una crisi economica profonda e strutturale.

Una recessione senza precedenti nel dopo guerra.

Gli esempi non visti

L’UE non vede o finge di non vedere che tutti le nazioni che hanno superato brillantemente la crisi. USA, Gran Bretagna, Svizzera ed ora anche Cina lo hanno fatto grazie a politiche economiche espansive e non con l’austerity…

In questo senso l’Italia a Bruxelles non è in buone mani, siamone consapevoli!

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