British or Spain model? Incertezza BREXIT pesa. In Spagna disastro occupazionale

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In una giornata aperta dal dato giapponese sulla massa monetaria cresciuta manco a dirlo vista la politica ormai “secolare” espansiva sullo yen a 6.9% da 6.3% atteso e seguita dalla mossa prudenziale della Banca centrale australiana che ha ignorato la BOE e mantenuto i tassi all’1,5%, spiccano però i primi dati europei.

In Svizzera nulla di particolare: dato inflazionistico in linea a 1,2%.

In Spagna invece disastro occupazionale con un aumento di 47k dei disoccupati contro attese a 35.2 e un precedente addirittura in calo a -27.1k. Come a dire che l’imitazione che gli spagnoli fanno dei tedeschi funzione fino a che tutto va bene ma appena si frena un poi gli iberici pagano un dazio salato. Chi non ha capito che la lotta alla disoccupazione deve essere , prima di tutto sul piano sociale e subito dopo sul piano dell’economia complessiva di una nazione, il primo riferimento di ogni manovra politica ed economica non ha ben chiaro come si attivano i cosiddetti cicli virtuosi sia appunto in ambito sociale che finanziario.

Una curiosità a Madrid attribuiscono la “colpa” del minor numero di presenze registrate recentemente alla partita del Real dall’ormai lontano 2009 alla cessione di Ronaldo che proprio allora stava per arrivare. Il dubbio che gli spagnoli senza lavoro facciano fatica a trovare 50/60 euro per assistere alla partita di calcio non viene a nessuno?

In Gran Bretagna invece l’incertezza sui tempi e le modalità con cui la BREXIT andrà a concretizzarsi stanno frenando un ciclo che pareva avviato ad essere virtuoso. Nulla di compromesso ma è normale attendersi che fino a che gli accordi di uscita con la UE non saranno definitivamente siglati il ciclo britannico tenda ad essere incostante.

Lo conferma anche il dato odierno dei direttori degli acquisti del settore degli acquisti uscito a 52.9 ben sotto il 54,9 del consensus.

Il costo dell’uscita dall’UE dei sudditi di Sua Maestà è ancora ben lontano dall’essere definito ed accettato da ambo le parti, così come gli accordi commerciali e sul transito dei lavoratori.
A questo proposito è però opportuno specificare che gli inglesi da tempo si sono premurati di rassicurare gli stranieri che già un lavoro ce l’hanno e che verrà conservato senza ritorsioni da quelle che invece potranno essere le politiche differenti adottate per i nuovi immigrati.


Come sempre gli inglesi, che possono essere simpatici o meno, hanno le idee chiare e una capacità di sintetizzare le questioni che sfugge sia ai barocchi tedeschi che ai fantasiosi mediterranei.

Intanto le “attractionslaws”  inglesi stanno facendo sorgere a Londra e dintorni decine e decine di società con capitali stranieri, attratti dal vantaggioso regime fiscale per le società estere che pagheranno tasse salate  soltanto per gli utili prodotti all’interno dei confini britannici, godendo invece per tutto il resto di aliquote super competitive.

Gianluca Braguzzi
CFI Asset Management and Organization WIAM

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